Parrella ricorda Carlini

Bernardo Parrella ricorda Franco Carlini

Allora, Franco, l’hai sistemata quell’imprecisione nel pezzo su Second Life? E cerchiamo di stringere per il numero zero di VisionPost in english? Questo stavo per scriverti stamani, appena alzato, dal southwest di questa America così lontana e così vicina, avamposto della tua e della nostra attualità quotidiana eppure sempre letta, da te prima che da tutti noi, con intelligenza e distacco, con massima libertà di pensiero checché ne dicano gli altri. Eppure, Franco, cosa combini? Te ne vai via in punta di piedi, senza disturbare, con modestia e fugacità, come sempre.

Magari dopo aver assaporato la tua ennesima sigaretta notturna. O dopo aver spento il Mac, inviata l’ultima email (Wed, 29 Aug 2007 21:54:43) in cui mi dicevi “accidenti a fidarsi della memoria fc”, avvisando al contempo “i tuoi ragazzi di Totem” di correggere quell’imprecisione. Ma oggi voglio ringraziarti per tutti questi anni di intelligente lavoro, e di amicizia, pur con intermittenti rapporti dentro e fuori internet. Rapporti che risalgono anzi alla preistoria della rete, soprattutto per l’Italia. Giusto l’altro giorno mi è capitata tra le mani una cassetta in cui tu partecipavi live a una trasmissione di Radio 3, più di 10 anni fa, e io al telefono, a discutere con gli ascoltatori di come fosse improponibile e assurdo pensare a leggi statali per “regolamentare” lo sviluppo di internet, nonostante gli annessi pericoli di comportamenti illegali. O altri veloci incontri dal vivo, sempre in quegli anni, in un mini-convegno sulle città digitali, nei giri de ‘Il Manifesto’ e poi tra innumerevoli scambi email, per articoli, segnalazioni, progetti. Fino a quando sono venuto a trovarti, nella “tua” redazione di Totem, il mese scorso, per fare un po’ di sano brainstorming e buttare giù progetti futuri. Dove tra una sigaretta e un post/news da sistemare al volo, mi dicevi che, si, un giro oltreoceano l’avresti fatto volentieri. Ma intanto c’era così tanto da fare, per “l’internet italiana”. Insistendo sempre a connect the dots, ad ampliare i contesti e a porsi domande. A usare la propria testa, non quella di esperti e giornalisti doc, nell’interpretare e creare il quotidiano vissuto. Espressione concreta di quel bottom-up che va ben oltre l’ambito digitale. E lavorando fino all’ultimo sul prossimo progetto, radio inclusa, un’altra delle tue passioni. Si, li porteremo avanti, quei progetti. Ma per oggi: thank you very very much, Franco. Si, ci mancherai. Un sacco.