Il difficile del giornalismo dopo internet

Via LSDI e il Barbiere della Sera

Le journalisme après internet » , un libro di un ricercatore francese, Yannick Estienne, compie una immersione profonda nelle viscere del giornalismo online come viene praticato in Francia – Ne emerge (spiega un’ ampia nota editoriale di Narvic su “Novovision”, di cui pubblichiamo la traduzione) il quadro di “un giornalismo asservito, dai contorni vaghi”, un giornalismo banalizzato fra « la professionalizzazione dei lettori e la de-professionalizzazione dei giornalisti », sotto l’ egemonia del marketing e testimone dello sbriciolarsi definitivo del “muro del danaro”, quella separazione tradizionale fra il redazionale e il promozionale su cui è stata costruita la stampa moderna e la coscienza del giornalista professionale – L’ online come laboratorio del giornalista del futuro, caratterizzato da un profilo professionale ibrido, a mezza strada fra il manager e il giornalista – E la cultura partecipativa come una sorta di “astuzia” della logica commerciale, che strumentalizza la carica libertaria delle origini per puntare invece a un doppio obbiettivo: fidelizzare l’ internauta e metterlo al lavoro, sub-appaltandogli una parte del carico di informazione

Un lavoro di taglio etnografico, una immersione nelle viscere del giornalismo online, come lo si fa oggi nei siti di informazione francesi. Una inchiesta sul campo, che svela il mondo invisibile della bassa manodopera dell’ editoria sul web, quei “giornalisti asserviti”, dal profilo “ibrido”, senza prestigio, senza autonomia, sottomessi a una logica commerciale e ai margini dei canoni deontologici professionali.
E’ così che Narvic, sul suo blog Novovision, definisce « Le journalisme après internet » (Il giornalismo dopo internet), un libro di Yannick Estienne – un ricercatore che si situa deliberatamente ai margini della cultura tecno-escatologica secondo cui internet avrebbe provocato una rottura radicale di cui non si riesce ancora a capire la portata -, edito da L’Harmattan e apparso qualche mese fa.
In attesa di leggere il libro (ed eventualmente di tradurne le parti più significative), riteniamo utile riportare alcuni brani dell’ ampia recensione che ne ha fatto Narvic, convinti che alcuni dati di base siano comuni anche al nostro paese, anche se il quadro italiano è ancora molto povero di analisi e di “racconti” soprattutto.
Nonostante gli sforzi di “apertura” fatti dal sindacato dei giornalisti nei confronti dei nuovi giornalismi, mancano delle voci su che cosa succede nelle redazioni online: sia quelle dei media tradizionali, sia quelle alla base delle testate nate interamente per e nel web.
La recensione a questo libro mette molta carne al fuoco e potrebbe spingere anche qualcuno a raccontare la vita della produzione giornalistica online. Per esempio qualcuno dei redattori di lastampa.it.
Sarebbe interessante capire ad esempio – come scrive il BdS (bentornato!) – “perchè qualcuno cancella alcune informazioni sulla situazione della redazione internet del giornale torinese”.

”Nell’articolo del Barbiere intitolato “www.la stampa.it. Sedici a tavola” si descriveva la situazione redazionale del sito e i problemi giuslavoristici e professionali irrisolti.

L’articoletto riportava il link alla pagina http://www.lastampa.it/common/_info/credits.asp che illustrava la composizione della redazione del sito nome per nome e invece nelle ore successive all’articolo del Barbiere qualcuno ha fatto sparire i nomi di tutti i redattori”.
E’ un segnale significativo, non vi pare?

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