La nuova Alitalia penalizzerà consumatori e aziende

L'arrivoLa notizia: è sta costituita la newco dalla denominazione degna di una erboristeria (Compagnia Aerea Italiana) che dovrebbe essere la base della nuova Alitalia. La conseguenza positiva è che dovremmo essere la fine della emorraggia di denaro pubblico che ha sorretto la morente compagnia aerea italiana.

La cronaca via Corriere.it

Il capitale ammonta a un miliardo di euro. Il nome della compagnia aerea rimane invece Alitalia. Debiti ed esuberi (la cifra esatta è da definire ma potrebbero essere 5-6mila) dell’attuale Alitalia saranno trasferiti invece a un’altra società. Ma perchè ciò accada è necessario un intervento del governo. E la scelta possibile non è ancora chiara.

Un incontro a Palazzo Chigi tra i ministri Tremonti (Economia), Matteoli (Trasporti) e Scajola (Sviluppo Economico) non ha ancora risolto la situazione. Secondo una fonte riservata citata Reuters, “le strade su cui si sta lavorando sono due. La prima prevede una modifica della Marzano, l’affidamento di Alitalia ad un commissario, che dividerebbe le attività buone dalle cattive per poi cedere alla cordata italiana le prime e avviare al fallimento le seconde. L’altra ipotesi invece è che sia il cda di Alitalia a deliberare la divisione della società. In questo caso la bad company andrebbe a finire a Fintecna, società al 100% del Tesoro, che si assumerebbe l’onere della liquidazione”. Il punto è che nessuna delle due soluzioni piacerà all’Unione europea. In più la strada della modifica della legge Marzano non è semplice perchè dovrebbe “ampliare il campo di applicazione della norma alle società senza crediti come Alitalia, perchè è tecnicamente fallita”. In questa situazione appare un po’ difficile prevedere una procedura concorsuale.

I tempi sono strettissimi, questione di ore. Per venerdì infatti è prevista l’approvazione dei conti da parte del cda di Alitalia, la conseguente dichiarazione di insolvenza e la contestuale richiesta di accesso alla nuova procedura dal momento che le perdite al 30 giugno, stimate in 400 milioni, rendono impossibile la prosecuzione dell’attività. Se sarà nominato il commissario straordinario è probabile che l’incarico vada all’ex ministro Fantozzi. Subito dopo la presentazione del piano della newco messa in piedi da Intesa Sanpaolo.

Restano sul tavolo una serie di problemi di vario tipo. I problemi di metodo ci sono e notevoli, una nuova distorsione della legge Marzano che potrebbe creare ulteriori pasticci, una serie di operazioni dell’azionista di maggiornanza (il Tesoro) che dovranno essere sottoposte a lente d’ingrandimento UE, una privatizzazione” dell’azienda fatta alla cavolo e alla veloce per ragioni d’urgenza imposte che ricorda lo sventurato caso Telecomiitalia, la presenza nel dream team dei salvatori della patria, capitanato da Roberto Colannino (a volte ritornano) di personaggi come lo stesso Colaninno, Ligresti,  Caltagirone, Gavio, Tronchetti Provera, Passera &c.  che fanno pensare ad operazioni finanziarie di speculazione di medio periodo, piuttosto che a piani industriali finalizzati all’espansione dell’azienda.

Il timing dell’operazione con passo alla bersagliera, sicuramente anche legato all’encefalogramma piatto dei conti Alitalia, sembra voler arrivare al “fatto compiuto” in tempi brevissimi, in modo che poi gli eventuali appellanti trovino lungo a dover fa sentire le loro ragioni: una tattica che paga sciuramente quelli che vogliono creare denaro dalle loro azioni speculative

I soggetti, meglio dire oggetti, di cui tutti ci si dimentica in questo baillamme futuristico-creativo-imprenditoriale sono i cittadini, i consumatori e le aziende italiane. Spieghiamoci: la creazione di una nuova compagnia attraverso il progetto Fenice (un nome una certezza) porterà alla fusione di Air One e Alitalia in una unica compagnia aerea che poi “espellerà” o darà in outsurcing” dipendenti, risorse e rami di business, per poi cercare partner (o compratori) nel traballante business globalizzato del viaggio aereo ad oggi strangolato dal caro petrolio.

Questo banalmente farà confluire in un unico vettore quelli che sono i maggiori attori del mercato aereo interno italiano e farà sparire Air One che aveva avuto il ruolo di “aprire” proprio questo mercato a una sanissima concorrenza che aveva permesso agli italiani e alle aziende italiane di volare con una buona qualità del servizio e a costi interessanti.Senza dimenticare che nel mercato italiano il fenomeno low cost non è ancora decollato come all’estero con il sinergico risultato che volare in Italia costa sempre decisamente troppo.

E questo confluire di voli in un unico marchio perderà per strada un concetto importante che si chiama concorrenza che vuol dire banalmente minori costi e un buon standard operativo per chi vola per piacere o per lavoro. Il confluire di Air One nell’operazione è un vero disastro per italiani e stranieri che voleranno nel nostro paese, sperando che in breve tempo operatori diversi o stranieri arrivino in forze e con serietà nel nostro mercato a fornire un una nuova offerta sulle tratte nazionali in concorrenza con la futuribile nuova Alitalia.

E tristemente si rischia di ritrovarsi di fronte a un caso simil Telecom con il risultato finale che il sistema Italia alla fine si troverà non favorito, ma penalizzato dalla nuova situazione