Giornalisti a prescidere da dove si opera

Via Mario Tedeschini Lalli

La sottile linea rossa che ancora distingue in Italia il giornalismo professionale e chi fa informazione in modo “spontaneo” si va facendo, graziaddio, sempre più porosa. Due interessanti segnali in questo senso sono emersi nel convegno “Giornalismo on line questo sconosciuto” promosso da LSDI ieri a Roma, cui non ho potuto purtroppo partecipare di persona.

Il secondo viene dall’altra parte del campo delimitato dalla “linea rossa”, il segretario nazionale della Federazione nazionale della stampa (sindacato dei giornalisti) Franco Siddi. Il suo è stato un intervento complessivamente più preoccupato della crisi e delle problematiche sindacali delle tradizionali redazioni “strutturate”, ma con interessanti spunti di apertura verso il mondo dell’informazione non strutturata. In particolare, riprendendo un accenno di Magnocavallo al desiderio di molti blogger di Blogo.it di iscriversi all’Ordine dei giornalisti come pubblicisti, Siddi ha offerto tutto l’appoggio del sindacato ma – specialmente – è sembrato ipotizzare un superamento dell’attuale anacronistica e folle organizzazione ordinistica pronunciando frasi tipo:

“Dobbiamo andare in un passaggio successivo, cioè cercare di verificare tutte le condizioni di sviluppo e dove ci sono condizioni di sviluppo diventare giornalisti tout court, io passerei tranquillamente a un superamento della distinzione pubblicisti-professionisti”.

“Si è giornalisti a prescindere da dove si opera”.

Certo l’impianto è ancora vecchio (stiamo ancora parlando di Ordine!), ma i concetti mi sembrano nuovi.