Salvare i musei piccoli, alleggerire i musei grandi

In questi giorni si sta discutendo a proposito dei futuri tagli alla cultura e ai musei a Torino e in Italia. La falce sui bilanci pubblici e la crisi economica sono due fattori concorrenti che detemineranno una fortissima riduzione dei prossimi budget delle fondazioni culurali. Si discute sul da farsi e nascono idee pericolosamente insane. L’assessore al bilancio del Comune di Torino Gianguido Passoni ha tuonato dalle pagine di Repubblica

Meglio ridurre i piccoli musei

Le parole di Passoni aprono un fronte importante sul peso della politica nelle fondazioni culturali torinesi e italiane.

Un modello pluralistico e apolitico, meglio apartititico, vorrebbe veder crescere dal basso le idee per la realizzazione di nuovi insediamenti culturali e museali. Poi sarebbe necessario una valutazione attenta e oggettiva del valore culturale ed economico delle iniziative per giudicare gli eventuali finanziamenti pubblici. E finalmente si passerebbe alla loro erogazione. Ma questo modello virtuoso, chiamiamolo per intenderci bottom-up,  trova purtroppo raramente modo di realizzarsi concretamente.

Buona parte degli investimenti culturali e museali hanno invece una vita top-down dato che le idee, le scelte, i progetti nascono direttamente negli enti pubblici che “decidono strategicamente” quali musei o grandi iniziative culturali occorra lanciare o proporre. A questo punto realizzano progetti, ricercano finanziamenti, scelgono organigrammi, contattano fondazioni bancarie. Hanno staff ipertrofici di consulenti o stipendiati che realizzano iniziative culturali chiavi in mano. L’attività culturale e museale di questo tipo è figlia diretta e legittima degli enti pubblici, non parente di vario grado.

Ora è chiaro che ridurre il budget a queste strutture top-down sarebbe per certi politici come togliere la paghetta ai figli. Qualcuno obietterà: certe attività sono culturalmente ed anche economicamente, leggi alla voce turismo, strategiche. Certo va bene, ma queste attività hanno spesso finanziamenti spettacolari con voci di bilancio pantagrueliche. Meglio per costoro sarà ricevere una delega a ridurre e di molto lo spreco inutile di risorse. E meglio sarebbe togliere personaggi politici spesso imgombanti dal loro management per tutelare una migliore gestione degli stessi

Ridurre i piccoli musei, ad esempio quelli scientifici e tecnologici che spesso si basano sulla passione e sulla grande competenza di grandi personaggi piuttosto che su grandi soldi pubblici, vuol dire ucciderli definitivamente, strozzarli nel loro piccolo e ridotto bilancio. Certo anche in questo caso occorre avere acume e onestà nel verificare chi sia meritevole e chi siano solo scatole vuote, ma è una cura che occorre avere sempre, non solo in caso di ristrettezze.

In questi giorni è iniziata l’alta lamentazione pubblica spesso a mezzo media dei degli operatori culturali ricchi che lamentano la ristrettezza del futuro bilancio e minacciano morti premature della cultura o suicidi di massa delle loro collezioni culturali. I piccoli invece tirano la cinghia e basta, sperando di evitare la strage. Una strage degli innocenti di un perverso politico che sceglie di essere Robin Hood al contrario. Togliendo ai poveri per donare ai ricchi

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