Una certa prosopopea musicale

Marco Traferri sul caso Allevi-Ughi

Desidero tuttavia soffermarmi qualche istante sulla polemica che in questi giorni ha visto protagonista, in merito, il noto violinista Uto Ughi, palesemente schieratosi dalla parte dei detrattori di Allevi con parole piuttosto pesanti che hanno, era prevedibile, suscitato la seccata risposta del musicista marchigiano. Vengo al dunque: ritengo l’uscita di Ughi un’enorme caduta di stile. Il sessantacinquenne violinista di Busto Arsizio, che si dichiara offeso dal successo di Allevi, arriva a definire risibili le composizioni del musicista marchigiano, senza preoccuparsi di spiegare alla massa degli allevi-seguaci il perché di tale giudizio. Un collage furbescamente messo insieme‘ dichiara Ughi, riferendosi ai lavori di Allevi. Dove? Quando? Perché? Spiega nulla, l’Ughi? No. Si preoccupa forse di argomentare, di approfondire, di chiarire, di illuminare la massa allevica, di salvarla dal mostruoso inganno perpetrato dal musicista marchigiano? No. Si limita a spargere veleno e a dare giudizi di carattere strettamente personale, quando dovrebbe ricordarsi che il lavoro di criticare, di giudicare, di sputare sentenze, soprattutto se pubbliche, casomai spetta a quelli che lo fanno per mestiere e non ai colleghi. Tra colleghi ci si rispetta, o al limite ci si ignora; anche quando, a torto o a ragione, ci si ritiene superiori. Lui, invece, con una certa prosopopea, si sente autorizzato a sputare sentenze, a dare giudizi e a pretendere che i suoi punti di vista vengano condivisi dal mondo intero. E non pago dell’enorme scivolone stilistico, Ughi conclude l’intervista invitando Allevi a riflettere tre volte prima di parlare. Dovrebbe farlo lui per primo. La sua onorata carriera, la sua bravura e – soprattutto – la sua età dovrebbero suggerirgli rispetto per chi svolge il suo stesso lavoro, pur con approcci diversi.