La Quaresima del Grinzane

Rocco Moliterni su Lastampa.it

Le dimissioni di Soria aprono una fase nuova nella vicenda Grinzane. E anche la decisione dell’assessore Oliva di «congelare» per un anno il premio (decisione fuori tempo massimo: la mattina in cui arrestavano Soria, il suo assessorato sollecitava le pratiche per un nuovo finanziamento di 730 mila euro). Così se il fiume di finanziamenti pubblici si arresterà il premio si troverà a vivere una salutare Quaresima. Una Quaresima utile a tutti per riflettere se un’istituzione di questo tipo abbia ancora senso e cosa si possa fare perché in futuro non crescano più simili «mostri» (se è vero quanto trapelato in questi giorni si arrivava al punto che talora non essendo numerosi i partecipanti a demenziali concorsi per le scuole, tipo «scrivi il paesaggio dell’olio», presumibilmente lanciati solo per ottenere ulteriori finanziamenti, era il premio stesso a far scrivere a collaboratori compiacenti testi da inviare). La mia ipotesi è che la crescita ipertrofica del Grinzane abbia un’origine  e responsabilità politiche precise: è figlia del modello di gestione bipartisan della cultura varato negli Anni 90, al tempo delle giunte Ghigo. Allora il potere era in mano da un lato a Leo, assessore alla cultura di centro-destra, e dall’altro a Vanelli, l’attuale patron della Venaria, potente direttore dei beni culturali (ex pci approdato in Regione ai tempi di Giovanni Ferrero Vanelli era il plenipotenziario per la cultura del centro sinistra).

Il risultato fu un sistema in cui nessuno controllava nessuno: l’opposizione non faceva più il suo mestiere e Soria – sostenuto da Leo e dal centro destra – veniva accreditato anche a sinistra del ruolo di grande manager culturale al punto che gli fu affidata per un po’ anche la presidenza del Museo del Cinema, luogo nel quale non si capisce bene cosa c’entrasse un ispanista esperto di premi letterari. E se ogni tanto qualcuno, se non andiamo errati gli allora consiglieri regionali Pasquale Cavaliere e Antonio Saitta, faceva un’interrogazione perché si verificasse che almeno i dipendenti del Grinzane fossero regolarmente pagati si chiudeva più di un occhio. Allo stesso modo se più tardi l’Università smetteva di fornire stagisti a Soria perché questi trattava gli studenti quasi da schiavista, anche allora la Regione faceva finta di non vedere. In fondo a garantire per Soria c’era anche il fratello Angelo, allora dirigente del settore turistico. E il sistema ha continuato a funzionare anche con il cambio di amministrazione, a questo punto Brssso e Oliva invece di fare le pulci al Grinzane (in fondo un prodotto del centro destra) hanno continuato a finanziarlo in nome «della promozione del territorio» (ma ci sarà ben un modo, che non sia lo spessore delle rassegne stampa per verificare quanti turisti siano approdati in Piemonte in virtù del Premio?). Ben venga a questo punto la Quaresima e che serva davvero a qualcosa. Sopratutto a capire che le spartizioni bipartisan generano “mostri”
Ps. anche i giornalisti hanno nella crescita abnorme del premio la loro responsabilità, ma di natura profondamente diversa da quelle dei politici, cui spetta la responsabilità di verificare che fine facciano i soldi che stanziano per le iniziative culturali.

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