Una giornata con Surface

Valerio Mariani su Lastampa.it

Non è proprio un tavolino portatile, visto che pesa circa 80 kg, ma una struttura in plexiglas molto resistente che include un computer desktop, cinque webcam, un retroproiettore Lcd e un sensore a raggi infrarossi. La semplicità dell’ingegnerizzazione è una delle cose più strabilianti.

Trattandosi di comunissime componenti è (quasi) possibile realizzarla in casa, e qualcuno ci ha già provato. Il pc, poi, ha delle caratteristiche assolutamente comuni: Windows Vista Business con una shell specifica, un processore mediamente potente, WiFi, Ethernet e bluetooth, un disco da un centinaio di Gb, memoria da 2 Gb e una scheda video non paragonabile a quella che si usa per giocare con il Pc.

Il miracolo è compiuto dal resto, dal mix tra le webcam che individuano i movimenti sopra la superficie e il sensore a infrarossi che li “filtra” evitando il “rumore di fondo” di oggetti in movimento e di fasci di luce che potrebbero confondere l’applicazione. E, se la possibilità di ingrandire le immagini prendendole per gli angoli con le dita può ricordare il touch screen di un telefonino, Surface non lo è, ma è molto di più perché è in grado, per ora con lo stratagemma dei ByteTag, di riconoscere un oggetto fisico.

“Surface nasce con l’obbiettivo di evitare l’utilizzo di innaturali strumenti di I/O per l’interazione uomo-macchina, come il mouse e la tastiera – ci dice Roberto Chinelli, Cto di Avanade Italia”. “Le macchine con cui interagiamo tutti i giorni sono troppo complesse, Surface vuole essere il più vicino possibile alle aspettative umane”. E, in effetti, ci riesce. Con i suoi limiti, per esempio non distingue i codici a barre e, come dicevamo, non riconosce ancora gli oggetti, ma mostra, comunque, la strada.