Mi sun turineis: alla ricerca dell’orgoglio della torinesità

Da tempo pensavo di scrivere un post intitolato Mi sun turineis cercando di descrivere le basi di un orgoglio torinese a partire da un titolo simile al famoso Ich bin ein Berliner. La mia passione per la mia città è nota e probabilmente deriva più da pulsioni emotive e emozionali piuttosto che razionali. Dimentichiamo il cuore e usiamo come interprete delle cose la ragione.

Torino, la sua provincia, il suo intorno economico, hanno avuto nell’inizio degli anni 2000 una delle più drammatiche crisi economico – esistenziali che una città e una comunità possano vivere. Si è toccato il fondo e si è vissuta la crisi per primi. Questa città ha avuto la fortuna, nonostante si pensasse il contrario, di dimostrare di avere molte anime, molte eccellenze, una capacità non comune di accogliere persone ed etnie, un mondo capace di rinnovarsi. Il ruolo dei politici, alcuni capaci, altri meno, è stato quello di saper coagulare questi aspetti, di difendere il difendibile e si essere ragionevolmente onesti materialmente e intellettualmente. Il ruolo delle Olimpiadi è stato quello della vetrina, più che quello del catalizzatore.

Oggi Torino è una delle città più vive e piu innovative d’Europa. Forse si potrebbe parlare di un modello Torino, ma sarebbe  come sembrare già di volersi parlare addosso. Meglio è avere il coraggio e l’orgoglio di superare un forma di inferiorità culturale e imprenditoriale per evitare di sentirsi come in passato su di un piano inferiore ad altre grandi città. Torino è al livello delle maggiori città europee e in una posizione trategica alla porta della Francia e il cuore dell’Europa

Torino crea, Torino ha un ottimo Politecnico e una buona università, Torino non è più la grigia città dell’immigrazione del dopo guerra, Torino si muove e cerca cose, Torino è diventata un ottimo posto in cui vivere, Torino sta finendo una enorme rivoluzione urbanistica e sta per avere buone infrastrutture.

La Torino dell’innovazione e della scienza produce e ingloba cervelli. Produce ricerca e aziende che spaziano dall’automotive alle biotecnologie, dall’informatica all’energia, dalle startup internet alle aziende che producono cinema e animazione, dall’arte contemporanea all’arte elettronica. Forse il punto debole è un sistema dei media e dell’informazione non all’altezza del resto della città e del territorio. Il costo del lavoro è ancora una variabile economica accettabile e la speculazione edilizia salvo in alcune aree non crea eccessi come in altre città in cui è impossibile trovare casa a prezzi non da furto.

Ce n’è davvero per andare in giro a testa molto alta sillabando Mi sun turineis in stretta osservanza con l’accento di Erminio Macario senza paura di essere presi in giro. Fermo restando che data l’iniezione di lingue e culture straniere sotto la Mole si potrebber sillabarlo oramai almeno in una decina di idiomi diversi: ma il concetto resta lo stesso.

La fotografia di Torino dalla Mole è di Joeburded

5 commenti su “Mi sun turineis: alla ricerca dell’orgoglio della torinesità”

  1. Naturalmente per tutta una serie di ragioni (nel mio caso anche fotografiche) non posso che esser d’accordo su tutta la linea con, se posso, un piiiccoliiiissimo appunto : in piemontese andrebbe scritto “mi son turineis” giacché la “o” (rigorosamente senza accento” si legge “u” (di uva).

  2. Condivido in pieno! Amo la mia città.
    Per pura coincidenza, prima di questo tuo post, ho aggiunto al mio blog “Personaggi e Torino”: impressioni su Torino espresse da personaggi della cultura e dello spettacolo sulla nostra magnifica città. Per far conoscere a chi ancora non lo sapesse quanto è bella e importante quella che fu la prima capitale italiana.

    Ciao

  3. Ho "incontrato" per caso il blog di Vittorio Pasteris..piacere…sono moglie di un torinese purosangue ed ho vissuto più di un anno a Torino…poi… sono tornata al Sud dove vivo tuttora…un gradevole incontro che segnalerò a mio marito, il quale da perfetto torinese è ancora convinto di appartenere ad una razza eletta soprattutto se si è venuti al mondo alla maternità del Sant'Anna…bellissima città Torino, fredda e lontana, elegante e tradizionalista, gentilmente arrogante, affabilmente distaccata, cortesemente indifferente, assolutamente estranea ad emozioni che non siano intimamente riconducibili alla sua storia ed a quella dei suoi figli…ma forse Torino rimane nel cuore proprio per questo suo essere unica ed egoisticamente altrove…un saluto a Vittorio Pasteris da Caserta

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