Nuvole nere al Csi Piemonte

Qualcosa sta succedendo nell’infornatica sotto la Mole

Nuvole nere al Csi, il Consorzio informatico che serve 54 enti, in testa Regione e Comune che ogni anno gli versano, rispettivamente, un centinaio e una trentina dei 170 milioni del bilancio della società nata nel 1977. Lo stesso anno che ha visto la nomina a direttore generale di Renzo Rovaris al centro del sommovimento.

Domani è convocato il cda presieduto da Francesco Brizio. Si parlerà anche di «provvedimenti» riguardo il direttore generale. Tenuto conto che proprio domani scade il quinquennio di incarico e che lo Statuto prevede, se lo si intende rinnovare, una «conferma motivata», fa strano non compaia esplicitamente questo fatto. Tanto basta ai non pochi avversari di Rovaris per arrivare alla conclusione che Rovaris è arrivato al capolinea di una lunga e onorata carriera.
Il direttore, giusto l’altroieri, ha scatenato l’ira dei sindacati. Ai 1200 dipendenti ha inviato un videomessaggio per denunciare «una situazione di emergenza da affrontare con decisione perché altrimenti ci sarà una situazione molto pericolosa». E ancora, si dice preoccupato di «un risultato molto inferiore alle previsioni con un ammanco pari a diversi milioni per il bilancio 2009». Infine, sottolinea «il registrarsi di un calo improvviso di produttività con un margine che avrebbe dovuto essere del 10% e invece è pari – ad oggi – solo al 3%».

Affermazioni che sembrano dare ragione a chi, in questi mesi, s’è battuto per vedere chiaro nell’operato del Csi. Su pressione di più consiglieri comunali, ma in particolare del vicepresidente della Sala Rossa, Michele Coppola (FI-Pdl), più volte Rovaris e il presidente Brizio sono stati convocati in Commissione «per approfondire – ricorda Coppola – argomenti che andavano dall’esplosione di consulenze e fringe benefits a questioni non da poco come la vicenda dell’Iva versata dagli enti pubblici azionisti di Csi ma non dovuta. Aspetto, questo, centrale non solo per la riduzione sensibile dei trasferimenti annui (circa 10-12 milioni di euro) ma soprattutto per via dell’obbligatorietà di rendicontazione e valorizzazione dei costi che ne deriverebbe».

Commissioni, durante le quali, ricorda Coppola, l’amministrazione comunale ha «riconosciuto la necessità di arrivare ad una riorganizzazione e trasformazione del Consorzio». Una necessità indirettamente riconosciuta dallo stesso Csi che ha portato in consiglio di amministrazione un’analisi prodotta da «Booz & Company» nell’aprile scorso e sintetizzata in dodici iniziative che individuano un programma di trasformazione per il Consorzio stesso con una stima di riduzione di costi gestionali che partono da 13 milioni all’anno fino a 25 milioni.

Il videomessaggio di Rovaris, ha fatto andare su tutte le furie i sindacati. Non sono piaciute a Rsu e dipendenti alcuni passaggi del videomessaggio come quello nel quale Rovaris afferma «che si deve passare meno tempo in pausa caffè anche quando non si è controllati».

«Affermazione vergognosa – replicano – fatta da chi, invece di assumersi la responsabilità di una gestione monocratica che ha caratterizzato gli ultimi 32 anni, scarica tutto sui lavoratori». I dipendenti contestano che il Csi produca di meno: «Si produce la stessa quantità di software dell’anno scorso, ma con costi unitari aumentati del 30%. I numeri ci dicono che nel 2005 i dipendenti erano 1094 mentre oggi sono 987 generando lo stesso lavoro. Invece, se guardiamo gli staff affari generali, comunicazione, acquisti e altri ancora scopriamo che dai 200 del 2005 sono cresciuti di 70 unità.

«Il problema del Csi non è nella produzione ma nella sovrastruttutura che ne appesantisce i conti. Solo quest’anno sono stati assunti 9 nuovi dirigenti e rinnnovati tutti i consulenti. Per non parlare delle iniziative collaterali come feste con concerti di Paolo Conte o presentazioni di libri di Bassanini».

6 commenti su “Nuvole nere al Csi Piemonte”

  1. Nessuno qui sta toccando il più grande disfunzione causata dal CSI Piemonte: la totale assenza di mercato privato, il piemonte è l’unica Regione nella quale non sono tradizionalmente mai presenti gare pubbliche di una certa entità: prendiamo la Sanità ad esempio, andiamo a guardare quante gare di outsourcing o anche solo gare di fornitura superiori ai 4-5 milioni di euro…scoprirete che in Piemonte non ve ne sono da almeno 10 anni, è l’unica Regione d’Italia in cui gare con quei numeri non si sono mai viste, mentre nelle altre Regioni sono normali.
    Ma mentre i dipendenti “gonfiati” del CSI” sono tutti sul groppone della cosa pubblica, le mancate assunzioni “sane”, quelle mai fatte dalle grandi aziende di ICT che in Torino verranno solo dopo lo smembramento del CSI, il costo sociale di quelle mancate assunzioni chi lo pagherà? Rovaris? no di sicuro…

  2. Ho lavorato in CSI: non si fa un c…o! Nel mio piccolo ho conosciuto tanti “dipendenti” che non sapevano fare un c…o! Magari poi vanno alle manifestazioni di Grillo… Il CSI dovrebbe essere smantellato, per il bene cpmune. E con urgenza, per favore!

  3. Sul Csi si scrivono tante schiocchezze. Il battage di questi giorni è scatenato per meri interessi politici da gente che al posto dell'attuale direttore vorrebbe i propri fantocci. Il direttore generale ha infatti manifestato in 30 anni competenza ed indipendenza. Contesto che non si faccia nulla, vi lavoro da 10 anni con impegno e soddisfazione, e come me, molti colleghi.

  4. Signori, it's only politics..!!! se poi qualcuno in rete riesce a dimostrarmi quale sia il modello economico vincente nei servizi di pubblica utilità si faccia avanti….
    in CSI ci sono tanti nullafacenti? fatevi un giro in FIAT ENI TELECOM UNICREDIT Ecc ecc….
    un saluto a tutti i sognatori

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