Ipad pensieri presi nella rete

Marco formento

La Cosa è notevole e dimostra la lungimiranza e il talento di Jobs. Il tablet di Gates è un pc con un pezzo in meno, quello di Apple è una ‘cosa’ perché non esisteva prima. Sembra un iPhone gigante e non ha un sistema operativo da computer ma da ‘cosa’, appunto, da hopefulmonster destinato a ficcarsi nello spazio esistente tra il massimo della fruizione/esperienza mobile e il pc, che per quanto sempre più laptop che desktop, resta in cima alla complessità e con un sistema operativo ‘da pc’, potente e complesso.

Perché la Cosa iPad è un computer senza esserlo, un computer che mette in primo piano le persone, i contenuti e i servizi e si acquatta discreto sullo sfondo. E’ una cosa che prima non c’era, come il Mac nel 1984.

Ennio Martignago

L’iPad:
1) “Non posso farne a meno sono anni che lo aspetto, friggo, devo essere il primo”:
Compratelo in USA fra 60 giorni 499 costa meno del cellulare che hanno tutti. Tanto non hai neanche il problema di hardware, tastiera e blocchi SIM. Poi, se resisti alla seconda versione passi direttamente alla terza.
2) “Ho fretta ma credo che sia ancora presto”
Aspetta la versione 2 che toglierà bug inevitabili con un OS stabile, anche se non perfetto. Un’anno ancora e poi lo compro.
3) “Mi piace, ma non ne ho bisogno. Non ho ancora neppure l’iPhone…” Oggi comprati l’iPhone: quello attuale o quello della prossima primavera. L’iPhone ti sarà sempre più utile e questo è il prodotto della maturità. L’iPad sarà maturo fra un paio d’anni, alla sua terza versione e assieme a lui i prodotti basati sull’esperienza dei clienti e non dei tecnici.

Giorgio Gianotto

Esattamente come in molti se lo aspettavano, molto meno caro di quanto in molti sospettavano, con un iWork in più e forse qualche accordo editoriale in meno: come e-reader gioca un’altra partita rispetto al Kindle. Partite diverse, pubblici diversi, quantità diverse: detto un po’, come dire, in poche e semplici parole, il Kindle manterrà la sfera dei forti lettori, un pubblico con voglia di spendere in libri, che apprezza o comunque apprezzerà il fatto di non dover cambiare appartamento per poter comprare la nuova edizione di non importa cosa (Shakespeare, Simenon, Potter, fate voi) e che tiene a un’esperienza di lettura durevole, di ore ed ore che solo l’e-ink al momento può garantire. Ha dalla sua un’esperienza come Amazon, che Apple non è in grado di ripetere. L’iPad conquisterà invece i mercati dei magazine, dei giochi (pensatelo in mano a un ragazzino…), delle graphic novel, dei fumetti (Marvel vi dice niente, tanto per fare un esempio non casuale?), ha enormi possibilità di espansione nel mercato educational e chi ha molto bisogno di mobilità non potrà farne a meno: ucciderà i notebook.

Luca de Biase

Questo è il nodo cruciale. L’iPod non aveva bisogno di questo passaggio per conquistare i consumatori: la musica c’era già ed era nel formato giusto, l’mp3. E le etichette musicali non dovevano fare troppe complicate scommesse per vendere i loro brani su iTunes: a loro non costava nulla tentare la via proposta da Jobs. L’iPhone si diffondeva a sua volta per le sue caratteristiche tecniche e di design: quindi le aziende che hanno sviluppato le applicazioni per l’iPhone hanno potuto investire su una base installata relativamente sicura. Per l’iPad, la situazione è un po’ diversa: perché mentre per i giochi la storia sarà relativamente facile, per i libri e i giornali gli editori dovranno investire in ricerca, design, inventiva. E questo varrà più per gli editori di giornali che per quelli di libri. Tanto è vero che ai libri, Jobs, dopo un doveroso omaggio all’attività pionieristica svolta da Amazon, ha offerto una libreria, iBooks, dove si potranno trovare le versioni ePub dei volumi senza necessariamente dotarle di grandi innovazioni. Per i giornali invece non c’è un’equivalente dell’edicola, per ora: probabilmente perché i giornali non sono prodotti standard, sono esperienze complesse, fatte di flussi di notizie e progetti speciali, di testi da leggere, documenti da ascoltare, video da guardare, relazioni intense tra il pubblico attivo e gli autori, dotate di una chiave di lettura speciale.