Basta il 20% della redazione

Via LSDI

Il futuro dei giornali non si basa sulle dimensioni delle redazioni ma è nella riorganizzazione del processo di produzione. Lo rileva Benoit Raphaël su Owni.fr, osservando come la produzione dei contenuti di base non sia più l’ elemento distintivo e preponderante del lavoro giornalistico, come quando l’ ambiente dell’ informazione giornalistica era un mondo chiuso. Nella situazione attuale, in cui tutto e tutti sono connessi, non c’ è bisogno di produrre tutti i contenuti generali della propria testata. Nel momento in cui una notizia diventa pubblica, essa viene condivisa in pochi secondi da migliaia di utenti. Anche se bloccate l’ accesso al contenuto originale, niente impedisce a un  internauta, o a un altro media, di riportare o riassumere quella informazione, associandovi del valore aggiunto: un commento, una notizia collegata, una intervista, un video o delle foto…

Quella che potrebbe sembrare una cattiva notizia – osserva Raphael – però è una buona notizia. In un mondo chiuso, i redattori di una testata devono trattare tutte le informazioni ritenute rilevanti per i propri lettori. Per cui la grande maggioranza dei contenuti pubblicati in un giornale è di fatto costituita di contenuti che vengono trattati dagli altri media o dai blog nello stesso momento in cui lo fate voi, quando non si tratta di notizie di agenzia o di riprese di notizie della concorrenza a cui i redattori devono aggiungere il loro ‘’tocco’’, con una immagine o una analisi. Perché? Perché i lettori ‘’devono averle…’’