Lettera dei lavoratori di Eutelia – Agile a Beatrice Borromeo

I lavoratori di Eutelia scrivono a Beatrice Borromeo

Su “il Fatto Quotidiano” del 24 novembre 2010, è apparso l’ultimo di una lunga serie di articoli di Beatrice Borromeo sulla “crisi” Agile-Eutelia-Omega, l’ultimo frutto avvelenato di questa devastazione industriale in questi giorni è stato il fallimento di Phonemedia, azienda di servizi e call center, che era fra i gironi dell’inferno Omega-Libeccio, con 9000 posti di lavoro evaporati dietro gli sporchi giochi di speculazione selvaggia dei Liori e di Massa della Omega.

Ma questa lettera aperta a Beatrice vuole parlare di Agile ex Eutelia, che nel titolo e nel contenuto del pezzo “La lenta agonia dei dimenticati di Eutelia”, evoca una sorta di smobilitazione rassegnata dei lavoratori e lavoratrici Agile, rispetto a una vertenza che fra l’occupazione della sede di Roma, l’irruzione fai da te di Samuele Landi e il presidio a Montecitorio, aveva acceso i riflettori su di se dei media e della Rete. Noi non siamo in agonia, dimenticati forse, ma non rassegnati, anzi…

La lettera a Beatrice Borromeo

“Troppo stanchi per salire su una gru come gli immigrati di Brescia, ma non per odiarsi a vicenda: i lavoratori di Eutelia, un anno dopo l’esplosione della crisi (pilotata) che li ha colpiti, sono ridotti ai minimi termini.”
Così scrivi Beatrice il 24 novembre 2010 su “il Fatto Quotidiano” e noi vogliamo raccontarti il nostro momento in questa lettera.

Siamo stanchi ma certamente ne domi ne battuti, abbiamo semplicemente cambiato strategia di lotta, certamente ricorderai che siamo stati capaci di 150 giorni di occupazione della sede di Roma e di oltre 50 giorni di presidio a Montecitorio, ebbene quel nucleo di “duri e puri” esiste ancora, c’è fra loro chi si dedica a EutOrto, iniziativa di orto metropolitano promossa dalla Provincia, chi sempre con il patrocinio della Provincia è impiegato in Progetti di lavoro socialmente utile per Prefettura e Tribunali, altri per il momento fanno mestieri diversi, ma tutti noi continuiamo a considerarci informatici che non cedono alla truffa di Eutelia e Omega

Il cambio di strategia? E’ tutto nell’udienza del 15 dicembre, che tu Beatrice immagini sia ad Arezzo, mentre invece ti diamo una buona notizia: sarà al Tribunale di Roma per la sentenza su Infrazione all’Art. 28 nei confronti di Eutelia, che in primo grado (sempre a Roma) era stata condannata a: “cessare gli effetti del passaggio di ramo d’azienda” (truffaldino aggiungiamo noi). La nostra battaglia, visto che la politica gira a vuoto intorno al cadavere imbalsamato di un governo che non ha mai… governato (se non se stesso e il suo despota di Arcore), ora è spostata su un baricentro diverso: far tornare Eutelia ed Agile un azienda unica

Eutelia ha incamerato i profitti delle commesse più remunerative, espellendo noi dal lavoro, emblematico il caso del Ministero della Difesa, scippato ai lavoratori Agile subito dopo la cessione del ramo d’azienda ai killer della Omega. Nelle proprietà dell’azienda di Arezzo ci sono ancora 13000 km di fibra ottica, che potrebbe essere strategica appena il governo che verrà, dovrà decidere su banda larga, webtv e telefonia voip.

Noi ritroveremo la forza di giocare la partita su quel tavolo, e dimostreremo a tanti che ci danno per spacciati, che siamo ancora vivi, stanchi e abbandonati certo, ma vivi e non certo rassegnati. Siamo stanchi certo di essere ancora accomunati al popolo dei 9000 disperati Omega, anche se ci dispiace della fine di Phonemedia, noi vogliamo ricordare a tutti quelli che fingono di non saperlo, a Montecitorio, a palazzo Chigi e in varie redazioni TV e dei giornali, prezzolate dal potere, che la politica ora è ferma a garantire se stessa, ma la Magistratura ci ha dato ragione molto spesso e lotteremo per fare in modo che sia così anche stavolta.

Perchè la nostra non è solo una battaglia per il lavoro, ma anche per la giustizia e per i diritti. Noi siamo riconoscenti a te Beatrice, probabilmente sei la giornalista che nel panorama asfittico della cronaca italiana, più si è occupata di noi e ringraziamo di questo anche tutto “il Fatto Quotidiano”. Questa lettera aperta quindi considerala un’intervista non richiesta, a vecchi amici in cerca di attenzione mediatica, su un devastante caso di truffa ai danni di informatici al servizio dello Stato, con la complicità dello Stato stesso e contro la collettività intera, se si considerano i costi di questa spregevole “imprenditoria all’italiana”.

Continua a seguirci Beatrice e ti garantiamo che avrai ancora tanto da raccontare su di noi.