I primi giudizi del Daily per Ipad

Mario Tedeschini giudica The Daily

Per ora la qualità dei “contenuti” non sembra granché. Metto le virgolette perché dobbiamo intenderci sul significato della parole (ne parliamo oltre). Vediamo nei prossimi giorni/settimane/mesi che cosa riuscirà a fare la redazione di 100 giornalisti assemblati ad hoc. Riuscirà a fornire contenuti che si differenzino abbastanza da ciò che c’è già in giro, sia sul web sia sulle applicazioni iPad? Non sono sicuro, ma vale la pena di aspettare.
Una delle “sorprese” dell’applicazione è appunto la possibilità di “condividere” con amici anche non abbonati al Daily i singoli contenuti. Per far questo gli articoli (corredati dai video ma, sembra, non dalle foto) hanno comunque un loro indirizzo web. Non era scontato, sembrava anzi che l’ideologia del “giardino chiuso” a pagamento (vedi l’esperimento del paywall del Times di Londra proposto dallo stesso Murdoch), trovasse nell’iPad il luogo “ideale” per svilupparsi. Non è stato così.
La scelta avviene in modo totalmente consapevole. Il direttore Jesse Angelo ha detto esplicitamente: “Per le pagine dell’applicazione che ce lo consentono, creiamo le relative pagine HTML. Queste pagine si trovano libere sul web – possono essere condivise, possono essere ricercate, le potete trovare … Sappiamo che ci sono miliardi di altre persone che condividono contenuti sul web e noi vogliamo essere parte di questo“.
Dunque non si tratta di “stupidità”, né di ingenuità, bensì di una deliberata scelta strategica. Evidentemente i giornalisti del Daily e il loro editore sono consapevoli che un giornale non è fatto solo dei lettori che pagano per averlo, ma anche (e prima di tutto) dall’influenza sociale che riesce a esprimere. Un prodotto completamente “chiuso” può anche ottenere dei risultati decenti in termini puramente finanziari, ma rischia di perdere in termini di influenza sociale — che è almeno un buon 50% della mission di un’impresa giornalistica, cioè di un’impresa il cui successo non può essere misurato solo in termini di resa economica rispetto alla quale i prodotti siano fungibili.
Ma, dice qualcuno, così si nega la ragione stessa del prodotto a pagamento. Non è detto, non è detto per niente. Dipende da che cosa pensiamo di stare vendendo.

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