La prima promessa (algebrico-simbolica) non mantenuta da Fassino

I cani da guardia “molto aggressivi” del giornalismo piemontese non si sono accorti che in effetti Piero Fassino aveva promesso una cosa e poi ne ha fatta un’altra, ma QP se ne è accorto quasi subito

Aritmetica 1 – giornalisti 0. Fassino non ha affatto mantenuto la promessa del 50% di donne (sono 5 su 12) in Giunta e si è nascosto dietro un artificio retorico-numerico (“metà degli assessori” tentando così di escludere sindaco e vicesindaco dal conto) per nascondere l’evidenza. Ci sono cascati tutti, noi compresi, e ce ne scusiamo con i lettori. Giornali, agenzie e tv di tutta Italia hanno dato credito al peana autointonato dal neo-sindaco Piero Fassino nell’elogiare la propria Giunta comunale composta al 50% da assessori donna, arrivando ad auspicare che questo sia d’esempio in tutta Italia, per le nascenti giunte ‘innovative’ di Pisapia a Milano e di De Magistris a Napoli.

Peccato che quel 50% non esista e che quindi venga serenamente seppellita la prima promessa elettorale di Piero Fassino, quella che potete ancora leggere anche sul suo sito: “Ciò che voglio fare è mettere le donne al centro della città. Per farlo credo sia arrivato il momento che Torino sia guidata da una Giunta composta al 50 per cento da donne e che le Assessore non abbiano solo incarichi legati al sociale, ma possano esprimere le loro capacità e la loro creatività anche in incarichi amministrativi tradizionalmente attribuiti a figure maschili”.

Ora, a parte che lo Statuto del Comune è piuttosto chiaro all’art. 53, dove dice che la Giunta ‘è composta dal Sindaco e dagli assessori compreso il vicesindaco’, non è che i conti si fanno secondo le sensibilità e le interpretazioni di ciascuno. Così come l’aritmetica è una per tutti. Quindi: 12 membri di Giunta diviso 2 (per individuare la metà di assessori donna) farebbe 6. Le Assessore – come le chiama sul suo sito – sono 5, quindi l’obiettivo non è stato rispettato. Fine della discussione.

1 commento su “La prima promessa (algebrico-simbolica) non mantenuta da Fassino”

  1. Ma attenti. La sinistra e la destra statalista, serve delle famiglie padrone, sono ancora peggio. Vogliono dire tasse, spesa pubblica, contributi previdenziali, inflazione, debito pubblico, obblighi e vessazioni burocratiche, blocco della mobilita’ sociale, clientelismo, proletarizzazione dei ceti produttivi, delle famiglie, dei lavoratori, del popolo. E invece sono proprio le famiglie dei lavoratori che occorre rinforzare patrimonialmente e culturalmente, contro lo stato strumento delle famiglie padrone.
    Per questo, turandosi il naso, per il momento, occorre ancora votare centrodestra. E nei prossimi mesi, invece di perdere tempo a guardare le partite di calcio o le offerte dei centri commerciali, entrare nei partiti e mettersi a lottare, in primis contro i dirigenti dei partiti stessi, perche’ democrazia vuol dire comando diretto del popolo, e non dei lacche’ dei padroni messi lì, sopra qualche poltrona di piccolo potere partitico, per eseguire gli ordini delle famiglie padrone.
    Se non ci occuperemo di politica, la politica si occupera’ di noi.
    Proletarizzandoci.

    Filippo Matteucci
    Economista liberista.

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