Le gazzette digitali arrivano in libreria

Un ottimo libro sul futuro dell’editoria dal polimorfico Andrea Bettini

gazzette digitaliMentre i colossi dell’editoria cartacea sono alle prese con un calo preoccupante delle copie vendute, negli Stati Uniti un sito internet che si occupa di cronaca locale assume decine di giornalisti. Altre pubblicazioni sopravvivono da anni sulla Rete globale facendo informazione su paesini e persino su singoli quartieri. Anche in Italia la piazza e le strade sotto casa sono sempre più al centro della scena: le testate online che parlano di tematiche cittadine si moltiplicano ovunque. Sono gazzette digitali, le ultime eredi di una tradizione secolare. Sperimentano, innovano e si ritagliano ruoli di primo piano pubblicando contenuti di qualità e offrendo alle proprie comunità inediti spazi di confronto e di discussione. Evoluzione, potenzialità e prospettive di uno dei settori più promettenti del nuovo giornalismo, dove l’intraprendenza può ancora consentire di creare dal nulla una nuova testata e dove giornali dalla lunga storia possono ritrovare vitalità investendo sul futuro. Perché sul web essere piccoli e provinciali può garantire il successo.

Il libro sarà un successone nonostante la prefazione scritta dal bloggante titolare :-)

L’aborigeno e il vicino di casa
Uno dei più famosi sketch di Corrado Guzzanti relativo all’uso di internet racconta, con accento romanesco e un po’ sgrammaticato, i possibili rapporti via internet con altri utenti agli antipodi.
Se io ho questo nuovo media, la possibilità cioè di veicolare informazioni in un microsecondo a un abboriggeno dalla parte opposta del pianeta. Ma il problema è: Abboriggeno, ma io e te… che cazzo se dovemo di’?
Dalla necessità di modulare correttamente le potenzialità di internet di ridurre le distanze transcontinentali e di costruire comunità online parte la storia stessa del suo uso diffuso. Howard Reinghold nel suo storico libro Comunità virtuali era stato il profeta delle comunità online in cui, sfruttando le potenzialità della Rete era possibile discutere e condividere gusti e conoscenze con altri utenti a 10, 100, 1000, 10.000 chilometri di distanza. Ma era una Rete di pochi utilizzatori, che coagulava a distanza le affinità. Poi è arrivata la massa dei “normali” e la Rete stessa si è modificata.
Qualche pessimista aveva voluto prevedere un futuro con fruitori della Rete che barricati in casa vivessero in condivisione con altri soggetti diffusi nel mondo, dimenticando quanto accadeva
intorno a loro. Si pensava che avrebbe vinto l’informazione globale. Il sapere in tempo reale che cosa succedeva a Sidney, Pechino, Baghdad, Mosca, Varsavia, Parigi, Londra, Madrid, Nairobi,
New York, Brasilia, Lima e Los Angeles sembrava una vera killer application.
In effetti le cose sono andate diversamente. I social network hanno cambiato il modo di utilizzare la Rete. L’utente isolato di internet vive sempre meno isolato e sempre più in “branco” o “tribù”, trascinando con lui la sua rete di conoscenze reali e meno virtuali. Questa rete sociale è sempre più legata al territorio e alla geolocalizzazione anche attraverso l’utilizzo di cellulari sempre più smartphone. Questi ci permettono di aggiornare in tempo reale lo stato del nostro umore e del nostro pensiero, ma anche le nostre coordinate geografiche e il racconto del mondo che ci circonda fisicamente.
È nato il fenomeno del citizen journalism, dei blog, dell’uso della Rete in tempo reale per trasmettere gli eventi. Il giornalismo in presa diretta non necessariamente mediato dai media tradizionali. Il racconto dei fatti con un’ottica diversa, con uno stile meno professionale, ma in grado sempre e comunque di fornire un’informazione sempre maggiore. Un modo di fare informazione che riesce a raccontare quello che le risorse economiche o le scelte redazionali
del giornalismo tradizionale non riescono a portare al grande pubblico.
L’enorme disponibilità di informazione e la scelta oramai irreversibile di un modello economico basato sull’informazione gratuita finanziata dalla pubblicità hanno mutato il valore stesso dell’informazione. Affrontiamo il tema in termini economici. Ogni giorno decine di siti di news italiani, centinaia di siti europei, migliaia di siti mondiali riversano in Rete milioni di informazioni. Attraverso tutte queste fonti gli utenti della Rete possono crearsi una “melassa informativa” che permette loro di informarsi. Tutte le fonti riportano moltissime notizie con copertura nazionale, a volte regionale. Quando poi si entra nell’informazione locale la quantità di informazione disponibile diminuisce e quindi cresce il suo valore economico.
La Rete si sta integrando con la piazza reale nella diffusione delle informazioni sul territorio attraverso i siti di informazione e attraverso i social network. Diventa luogo di discussione e di
confronto, spazio privilegiato per l’aggregazione sociale e la con divisione di pensieri, emozioni, pulsioni culturali. Non più solo la Rete dell’Abboriggeno con l’italiano, con lo scandinavo e con l’abitante della Terra del Fuoco, ma la Rete degli ex compagni di liceo e dei vicini di casa.
Andrea Bettini è un giornalista ancora molto giovane, ma che in pochi anni è riuscito a crearsi il suo spazio lavorativo in Rai e a scrivere un primo libro sul giornalismo digitale. Si tratta di
Giornali.it, uscito in due edizioni successive. Il primo e tuttora unico testo che racconta la storia delle edizioni online dei maggiori quotidiani italiani. Un libro che racconta un divenire che è diventato storia.
Andrea con questo libro dimostra di aver capito che il futuro dell’informazione passa per il locale e eventualmente per l’iperlocale e a questi ha dedicato la sua nuova fatica editoriale, in cui racconta le migliori esperienze sul tema delle gazzette digitali, dell’informazione
locale su internet. Un fenomeno che negli Stati Uniti si è già compiutamente delineato e che in Europa e in Italia sta decollando, proponendosi come uno dei settori più economicamente
vivaci in un contesto generale dell’editoria mediamente asfittico. Un contesto in cui dal punto di vista giornalistico non c’è nulla di nuovo: professionalità, onestà, coraggio sono le chiavi del
successo. Un lavoro che, come era stato per Giornali.it, fra un po’ di anni sarà un pezzo di storia.
Una doverosa dedica finale: come ricorda Andrea nella sua nota introduttiva, l’idea di questo libro è nata al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. Non è un caso. Il Festival è un evento, un’aggregazione di entusiasmi, ma anche un humus di idee e menti. Mi piace per questo ringraziare Arianna, Chris, tutti gli organizzatori e i volontari del Festival di Perugia che ogni anno ci regalano questo piccolo grande miracolo.

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