Cronache di una fabbrica in dismissione

Vera Schiavazzi su Repubblica

La fabbrica che sembra sul punto di spegnersi non è uguale dappertutto. Alle Presse, per esempio, si lavora poco, ma non così poco come altrove, visto che si continuano a produrre pezzi anche per altri stabilimenti, per esempio quelli del Ducato firmato Iveco (che, bene o male, si continua a vendere). La desolazione più grande è quella delle Carrozzerie. Si lavora due, massimo tre giorni a settimana, e non sempre gli stessi. E ai nuovi modelli ormai credono in pochi: “Per montare una catena di montaggio partendo da zero non basta un giorno, ci vuole qualche mese. Se poi di nuovo si vogliono fare anche degli stampi è ancora peggio, sono macchine che vanno progettate e costruite apposta, neanche Mandrake può deciderlo senza molto, molto anticipo. E, nel frattempo, questa fabbrica non è diventata né più nuova né più efficiente”. Perfino gli spogliatoi hanno un’aria dismessa, grigiastra, come lo sgabuzzino di una casa dove non ci si decide a dare il bianco perché forse si sta per traslocare.

In sei anni, dai tempi della “luna di miele”, quando l’arrivo di Marchionne aveva fatto respirare perfino ai più scettici un’aria diversa (ricordate? Era l’epoca dei “collaboratori” diventati “lavoratori”, dei ristoranti tirati a lustro, dei murales dipinti dagli operai e degli internet point gratuiti ai quali accedere durante la pausa) è cambiato tutto, o quasi. “Sono cambiate la facce – racconta Antonio – e non solo perché sono più vecchie le persone. Tutti capiamo che questa fabbrica non potrà più risuscitare. La differenza è che qualcuno ancora si incazza, altri preferiscono lasciar perdere e concentrarsi su qualche lavoretto da fare fuori, nell’attesa”. Per ironia della sorte, chi varca la soglia del gigante accasciato con la sua automobile continua a non trovare parcheggio. “Uno pensa: dato che qui non ci lavora quasi più nessuno almeno sarà facile lasciare la macchina. Sbagliato. Fuori, in via Settembrini, dove una volta ce n’erano centinaia, è diventato impossibile, se la metti dove passa il tram numero 18 – ci vuole occhio ma c’è chi lo sa fare – prendi la multa di sicuro. Dentro, hanno rifatto le strisce bianche, ora ci sono meno posti ma più grandi. E siccome molti cancelli sono chiusi, e non si possono fare chilometri a piedi per andare a lavorare, tutti cercano comunque un posto dentro al recinto, compresi gli impiegati di aziende del gruppo che lavorano nei ristoranti dismessi e non sappiamo bene cosa facciano. Risultato: ieri pomeriggio c’erano auto anche nelle aiuole interne di Mirafiori. Non ce ne va bene una”.