I problemi del cantante – politico Youssou N’Dour

Via il Post

Il Senegal è un’eccezione nell’Africa nordoccidentale. Nei suoi oltre cinquant’anni di indipendenza non c’è mai stato un colpo di stato, ed è considerato uno dei paesi dalle istituzioni democratiche più solide, mentre intorno paesi come Liberia, Costa d’Avorio e Sierra Leone hanno tutti conosciuto lunghe e sanguinose guerre civili e periodi di instabilità politica più o meno prolungati. Ma nel 2012 si terranno nel paese le elezioni presidenziali, e dopo oltre dieci anni di governo dell’anziano presidente Abdoulaye Wade, 85 anni, la situazione sembra incerta e preoccupante.

La Costituzione prevede un limite di due mandati per il presidente, ma venerdì 27 gennaio la Corte costituzionale ha deciso che la norma non si applica a Wade, dato che è stata introdotta quando il suo primo mandato era già in corso. La Corte ha escluso Youssou N’Dour dalla competizione elettorale, dicendo che molte firme raccolte per presentare la sua candidatura erano irregolari.

Il cantante senegalese, infatti, aveva annunciato a novembre scorso che si sarebbe candidato, e che avrebbe sospeso completamente la sua carriera musicale per entrare in politica, con il suo movimento Fekke ma ci Boole, che significa “Sono un testimone, quindi reagirò” nella lingua più diffusa del paese, il wolof. In Senegal, N’Dour (che nel 2000 aveva sostenuto Wade) possiede un quotidiano e una stazione televisiva. I suoi avversari dicono che è inadeguato al ruolo di presidente, data la sua scarsa cultura e la sua nessuna esperienza politica. Dopo le decisioni della Corte costituzionale, in diversi centri del paese sono scoppiate violente proteste, che hanno causato almeno un morto: il provvedimento più contestato è stato quello che permetterà a Wade di candidarsi di nuovo.

Negli ultimi anni Wade aveva reso evidente la volontà di passare il potere a suo figlio Karim, a cui sono stati assegnati importanti incarichi di governo, tra cui il ministero dell’energia. Negli ambienti diplomatici è conosciuto come “signor 15 per cento”, dalla percentuale che chiederebbe come tangente per gli appalti e gli accordi economici che passano attraverso di lui.