Lo sterco dell’editoria italiana viene piano piano a galla

Via Dagospia

A soli 2 anni dall’ultimo stato di crisi Francesco Gaetano Caltagirone, l’uomo più liquido d’Italia, si appresta a farne un altro nei suoi giornali, dove non investe un euro ma attraverso i suoi manager punta solo a tagliare posti di lavoro. Il progetto è di prepensionare 12 giornalisti a Il Mattino e 28 al Messaggero.

L’autorizzazione del governo arriverà sicuramente, mai da oltre 20 anni in qua un esecutivo ha negato l’ok allo stato di crisi di un giornale. E’ un mood per legare ancora di più i giornali e i giornalisti al potere politico. La tragedia però è che l’Inpgi depauperata da queste operazioni e sull’orlo del collasso, il sindacato Fnsi, l’Ordine di una categoria ormai ultraprecarizzata tacciono.

E gli editori, Caltariccone in testa, continuano a ristrutturare le aziende con soldi pubblici per pagare la cassa integrazione e soldi dei dipendenti, come i quattrini dell’istituto di previdenza. La strumentalità di questi stati di crisi è evidente a tutti, ma la dormita è generale, il silenzio dilaga. E poi si fanno i convegni sul libero mercato, l’autonomia e l’indipendenza della stampa. “Chiacchiere e tabacchere e legno banco e Napule nun ne ‘mpegna”. Il Calta diventa sempre più ricco. Amen. Frank Cimini

P.S. Ricordo che sono una delle vittime del precedente stato di crisi a “Il Mattino”, licenziato dopo 23 anni attraverso un finto trasferimento da Milano a Portici, nell’ambito di una operazione colma di irregolarità in cui alcuni amici degli amici furono salvati.