Le ragioni della crisi di Blackberry

Via ReadWriteWeb

On Thursday, RIM announced its latest bad news: Last quarter’s sales and losses were worse than expected, and its new BlackBerry 10 platform won’t be ready until next year. (Too late.) RIM shares fell some 14% in after-hours trading; they’re down about 95% since mid-2008. And the company will now have to cut some 5,000 jobs, which is sad to hear.

What happened? Nothing recently. Rather, RIM’s fate started tumbling five years ago Friday: June 29, 2007, the day Apple first started selling the iPhone.

It’s hard to overstate just how much Apple’s entry into the phone market changed things. Apple didn’t invent the smartphone, but it took mobile devices to a new level with the iPhone’s all-screen layout, revolutionary software, touch-based interface and its near-perfect integration.

RIM and its contemporaries saw “smartphones” mostly as phones, with some email and basic web stuff crammed in. But Apple saw the iPhone as a tiny portable computer, capable of running the same powerful operating system and Web browser that a laptop could. So the day the iPhone came out, everyone else was immediately playing catch-up.

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In viaggio verso il mare con Luca Mercalli sull’auto elettrica

Via QP Questa mattina verso le 8.00 Luca Mercalli, gentile signora e il nostro Stefano Rogliatti sono partiti dalla Valsusa con un’auto elettrica, per raggiungere Savona nel pomeriggio. Alle 18.00 a Savona nella Sala della Sibilla sul Priamar è prevista una intervista conferenza con Filippa Lagerback in cui parlerà anche di mobilità sostenibile.  Mercalli arriverà a Savona accolto da … Leggi tutto

L’incredibile storia del cavalcavia monco da due parti a Torino

Via Repubblica Torino Una struttura di cemento monca, senza salita e discesa, sopra i binari della stazione Stura. Estrema periferia Nord della città, davanti al centro commerciale Auchan e a poca distanza dallo stabilimento Michelin.  Aree che dovrebbero essere al centro di una profonda trasformazione prevista nelle varianti “Michelin” e “Cebrosa”, riqualificando la zona, ricucendo … Leggi tutto

Il primo giorno del programma di Dig.it a Firenze il 4 e 5 luglio 2012

Mercoledì 4 luglio al mattino

h. 9.30-11-30:  Introduzione generale

Nuove professionalità, cittadinanza, proprietà, responsabilità

Ne parlano:
Giovanni Boccia Artieri, Luca Conti, Carlo Felice Dalla Pasqua,  Luca De Biase, Giusella Finocchiaro, Giuseppe Granieri,  Massimo Mantellini, Roberto Natale, Marco Pratellesi, Guido Scorza, Carlo Sorrentino, Mario Tedeschini Lalli.

h. 11.30-13-30:   Open journalism e partecipazione: le nuove frontiere del giornalismo digitale nel contesto italiano

Coordina Antonio Rossano. Con: Angelo Cimarosti, Yara Nardi , Roberto Natale , Cristiana Raffa , Pierluca Santoro , Guido Scorza.

Mercoledì 4 luglio al pomeriggio

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Un questionario per misurare quando sono digitali i giornalisti italiani

Il primo tentativo di misurare l’indole digitale dei giornalisti italiani Che grado di confidenza con le tecnologie digitali  hanno i giornalisti italiani? Fino a che punto utilizzano internet come fonte di notizie? E quanto usano strumenti digitali, come Skype, gli aggregatori, i canali di newsfeed nel loro lavoro? Hanno una presenza personale sulla Rete, attraverso … Leggi tutto

Il pasticcio gravissimo e incredibile della riforma dell’Ordine dei Giornalisti

Questa generazione di presunti giornalisti che hanno gestito l’Ordine deve levarsi di mezzo o autosciogliere l’Ordine dei Giornalisti
Via Stefano Tesi

Da non credere a Roma: dopo mesi di inerzia e col fiato del 12 agosto sul collo, l’Ordine nomina una commissione di saggi per fare entro il 9 luglio la proposta che, in sei mesi, il Consiglio Nazionale non è riuscito a plasmare. Ma il bello è che solo quattro membri su undici sono giornalisti professionisti. Nasce “l’ordine dei pubblicisti”?

A volte è bello, anzi bellissimo, e al tempo stesso tragico, scoprire di non essere soli a dire e pensare le stesse cose. A sostenere ad esempio che il giornalistificio ha trasformato l’ordine in un leviatano, dove una malintesa e patologica forza dei numeri rovescia la logica delle rappresentanze e dei “pesi” professionali, dando così nelle mani dei dilettanti le leve per decidere del destino dei professionisti. E a sostenere che il sostanziale, imbarazzato e imbarazzante immobilismo registrato nell’ultimo semestre dall’odg sulla riforma, come in una guerra di trincea tra blocchi e controblocchi di interesse, ma con scadenze improrogabili ormai alle porte, si sia trasformato in una pantomima forse limpida per chi ha il seggio a Roma, ma incomprensibile per tutti gli altri. Me compreso. Uno scenario non solo ridicolo (nonchè sintomatico dell’estrema debolezza della categoria), ma catastrofico.

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