La non politica nella non televisione

Massimo Mantellini descrive in maniera mirabile il testa a testa mediatico politicamente inutile fra Berlusconi e Santoro

La gran parte dello spettacolo è stata legato all’attesa: due palloni molto gonfiati gongolavano uno di fronte all’altro, fieri di se stessi ed incuranti del resto intorno. Di qua dallo schermo tutti noi aspettavamo che uno dei due estraesse lo spillone per sgonfiare l’altro. È finita dopo un paio d’ore senza spargimenti d’aria. Entrambi hanno capito che lo schermo televisivo era abbastanza grande per contenerli entrambi.

Le conseguenze? Beh, Berlusconi ha vinto uno scontro nel quale a ben vedere era l’unico concorrente. Santoro mette ugualmente in cascina un credito di presunta autorevolezza (oltre il 30% di share) che saprà far valere in futuro. Del resto le cose da quelle parti vanno così da sempre, il tema dell’interesse pubblico è semplicemente il plot narrativo di Santoro da anni, è un simbolo, una specie di marchio di fabbrica: l’inettitudine giornalistica che ha illuminato un Silvio Berlusconi guascone e tronfio dalle balle che raccontava, è un particolare, un corollario, ha lo stesso valore dei servizi di Ruotolo davanti ad una fabbrica chiusa dal padrone. Il tempo della diretta, si spengono le luci e tutti a casa propria.

Il resto degli attori del programma sono stati per forza di cose più imbarazzanti (e imbarazzati) del solito: le due ragazze sedute a far le belle statuine di fronte ai due protagonisti, Sandro Ruotolo nell’inedito ruolo del reggitore del cronometro, Vauro al buio in un angolo. Marco Travaglio invece è stato raccontato per una volta con esattezza inattesa: un tizio che scrive famosi bigliettini sferzanti e che li legge con voce canzonatoria anche se il bersaglio (il solito bersaglio) delle sue circostanziate accuse è per una volta proprio lì davanti a lui. L’occasione è unica: Travaglio può parlare finalmente faccia a faccia con Berlusconi e che fa? Niente. Guarda il suo fogliettino e lo legge guardando in camera come al solito. Straziante scena di surrealismo televisivo dove l’abiura ad ogni umana curiosità descrive alla perfezione l’uomo ed il progetto.

Significa qualcosa di molto brutto per tutti noi (come molti sostengono oggi) il fatto che il programma più vetero-informativo della TV italiana (un programma che è una specie di Voyager della notizia dove i capisaldi dell’opinione sono da tempo oltre a Santoro, Travaglio e Celentano, Beppe Grillo e l’imprenditrice del nord est ossessionata dal complotto giudoplutomassonico) abbia avuto molto successo di pubblico? Non mi pare: a me sembra la folla che guarda l’incidente in autostrada, la partenza della F1 dal divano sperando nello schianto, cose così. Niente di particolarmente edificante ma abitudini figlie dei tempi, eticamente discutibili ma sociologicamente neutre.