La fine dell’Ordine dei Giornalisti: se non cambia ed elimina i malfattori che vivono al suo interno è giusto sia demolito per il bene dell’Italia

Le riflessioni del nostro Guru Pino Rea

Nell’ era del giornalismo senza giornalisti c’ è un bisogno crescente di saperi giornalistici di alto livello e quindi di una alta professionalità giornalistica. E’ uno dei paradossi dell’ attuale sistema dell’ informazione e si intreccia ad un altro fenomeno molto rilevante, quello della ibridazione dei profili e delle competenze. L’ ibridazione è la natura del web e il web è l’ ecosistema produttivo e culturale in cui tutte le altre piattaforme (compresa la carta) dovranno muoversi.

In questo quadro è cruciale la questione dell’ egemonia del discorso giornalistico: dell’ impegno per la prevalenza, all’ interno dell’ industria dell’ informazione, dei valori di fondo che il giornalismo ha accumulato in decenni di attività e storie di eccellenza giornalistica, anche sul piano etico. Perché il giornalismo italiano è stato anche questo, non solo cattiva moneta.

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Dell’intoccabilità dei giornalisti, della loro difesa a oltranza di colleghi inguardabili e della caduta dal piedistallo

Alessandro Gilioli ha scritto un articolo da far leggere a tutte le persone che credono nella civiltà e nella civiltà dell’informazione. Per correttezza ne cito solo i passi salienti,  La forza e il contenuto della rivoluzione che propone sarebbe normalità altrove, qui è ancora atipia.

Quando ho iniziato a fare questo mestiere, noi venivamo educati all’idea che i giornalisti giudicano ma tendenzialmente non devono essere giudicati. Era una sorta di immunità presunta, derivata dal postulato secondo il quale il giornalista raccontava fatti e/o esprimeva opinioni sempre in buona fede, senza cointeressenze personali, senz’altre ambizioni che non fossero quelle di fare il cronista o di contribuire al dibattito politico, culturale, economico etc.  Era una balla, naturalmente: i giornalisti – in buona parte – non sono mai stati così, almeno in Italia. Siamo sempre stati una categoria in cui alle non moltissime schiene diritte si mescolavano le penne a zerbino: per conformismo, convenienza, ambizione personale, fedeltà di partito, subalternità ai poteri, complicità, privilegi piccoli o grandi e altre ragioni ancora.

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In memoria di un grande giornalista di 32 anni: Luca Dello Iacovo

Luca Dello Iacovo si è suicidato, era una grandissimo giornalista in molto campi quelli che mi piacciono di scienza e tecnologia. La notizia. Lo hanno ricordato in molti Luca De Biase, Luca Salvioli, : qui il ricordo di Luca Tremolada

Luca Dello Iacovo si è suicidato. L’ultima mail che ha scritto a noi della redazione di Nòva e dell’online del Sole 24 Ore è di quattro giorni fa e aveva come oggetto “partenze”. In poche righe ci comuncava che si voleva trasferire  a Latina per stare con suo papà. E che avrebbe incominciato a studiare matematica e data science. “Magari continuo a farmi a sentire con qualche idea :)”, aveva concluso. Poche righe. Da alcuni mesi le comunicazioni per proporre articoli erano essenziali. Troppo. Luca si era chiuso. Era anche diventato difficile parlargli per telefono. Non rispondeva, usava solo la posta elettronica.

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L’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e il suo nulla pneumatico

Con tutto quello che sta succedendo e cambiando nel mondo del giornalismo e dell’edtoria l’oridne dei giornaliati del Piemonte riesce prima in tutto e per tutto a organizzare solamente una cermonia per i giornalisti anziani che viene raccontata in un articolo così scritto …   (il fatto che l’articolo è scritto due volte non è un erore del bloggante … è scritto proprio così .sul sito odg)

Martedì 10 dicembre si è svolta in Palazzo Ceriana Mayneri l’aanuale cerimonia che vede protagonisti i colleghi iscritti all’Albo dei Giornalisti da 40, da 50 e da 60 anni.

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L’informazione in Italia ha un sacco di problemi e occorre avere il coraggio di dirlo esplicitamente senza difese di casta di destra di sinistra o di altro

v-pr-vittorioBeppe Grillo ha inaugurato sul suo blog una rubrica che si chiama il giornalista del giorno in cui evidenzia un giornalista che ha criticato il M5S. La prima giornalista segnalata è stata  Maria Novella Oppo che è stata pesantemente coperta di insulti sul blog di Grillo  e in rete. Ovviamente nessuno può accettare gli insulti, ma il fatto che si sia parlato di schedatura e di fascismo a riguardo di Grillo mi sembra una forzatura radical chic. Il diritto di critica è dei giornalisti, degli uomini di spettacolo, dei politici e dei netturbini purchè esercitato secondo la legge in vigore.
Il mondo del giornalimo italiano dei parrucconi ha fatto quadrato intorno alla giornalista dell’Unità con parole forti. Peccato che non si siano parallelamente fatti grosse domande sulla qualità dell’informazione in questo paese colpendo spesso solo i Sallusti di destra e mai i Sallusti di sinistra, di centro o … secondo un relativismo qualitativo inquietante.
Anche di questo parleremo il 9 dicembre all’incontro su Informazione come bene comune: i problemi di Torino e del Piemonte, un incontro a Torino il 10 dicembre

L’editoriale firmato da Marco Travaglio in giorno 8 dcembre sul tema speficio esprime perfettamente il mio pensiero

L’abbiamo sempre scritto, e lo ribadiamo anche a Grillo come a tutti: nelle democrazie vere sono i giornalisti a dover criticare (quando lo meritano) i leader politici, e non viceversa. Anche quando i giornalisti meritano una critica – il che accade spesso, soprattutto in Italia – i leader politici dovrebbero astenersi dall’attaccarli pubblicamente.

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