Ecco il paywall made in Italy: i vecchi oligarchi dell’informazione FIEG pensano che la festa non sia finita, ma si salveranno in 3 o 4 su 6

Via Il Sole 24 Ore Sei grandi gruppi di editoria d’informazione – Caltagirone Editore, Il Sole 24 Ore, La Stampa, Gruppo Espresso, Mondadori e Rcs Mediagroup – hanno fondato il consorzio Edicola Italiana, il cui atto costitutivo è stato firmato nei giorni scorsi a Milano. L’iniziativa – la prima che vede insieme fin dall’esordio i … Leggi tutto

RCS: c’è crisi …. attendiamo i dati di un noto giornale torinese

Via Milano Finanza Si è tenuto un vertice di 5 ore sul futuro dei quotidiani, il principale asset della società presieduta da Angelo Provasoli. L’ad Jovane ha prospettato al management l’eventualità di una revisione dell’organizzazione e della forza lavoro con l’uscita dalla redazione del Corriere della Sera di 100 giornalisti, una metà dei quali attraverso … Leggi tutto

Verso la fine degli old media: si salvino solo quelli decenti, gli altri nessuno li aiuti: son complici dello sfascio del paese

Via il Fatto Quotidiano

Per il momento della Stampa Marchionne ha solo pianificato la vendita dell’immobile che fino a poche settimane fa ospitava la sede storica del quotidiano torinese a due passi dal Valentino. Ma nessuno ha mai messo in discussione persino piccole partecipazioni nei media strategiche come quel 3% dell’Ansa, la prima agenzia di stampa italiana, vero e proprio riferimento per le stesure degli giornali e dei servizi televisivi nazionali.

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I problemi della redazione de Il Vostro

Secondo Italia Oggi

Il quotidiano online Il Vostro, lanciato lo scorso aprile e diretto da Leonardo Boriani (ex direttore della Padania), versa in gravi difficoltà. Da mesi si accumulano ritardi nel pagamento di giornalisti, collaboratori, fornitori, e pure del canone di locazione dello stabile in cui ha sede il giornale, nella bella viale Majno a Milano. Cosa sta accadendo? Al momento della presentazione, lo scorso aprile, l’imprenditore John Visendi era stato indicato come azionista di riferimento. E l’ex assessore alla cultura della regione Lombardia, Massimo Buscemi (ex manager di Publitalia, nonché marito di Erika Daccò, figlia del faccendiere Pierangelo Daccò) era tra i promotori dell’iniziativa. Visendi, in realtà, non ha mai rilevato quote, non risulta tra i soci, e dei 10 mila euro di capitale sociale della Pensiero Italia srl, casa editrice de Il Vostro, ne sono stati versati finora solo 2.550 da Michela Crescenti. Una signora di Ospitaletto (Brescia) che in passato è stata socia di una impresa agricola di allevamento di pollame e altri volatili, cessata nel novembre 2010. Amministratore unico di Pensiero Italia è Anna Abbatecola, Visendi non ha incarichi formali, ma nei rapporti con i dipendenti della casa editrice si pone come referente unico. Buscemi, invece, dopo circa un mese dal via del quotidiano online, si è defilato, con una decisione che probabilmente ha rallentato il decollo della concessionaria di pubblicità (comparto dove Buscemi ha grande know how).

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Meno burocrazia per i giornali online

Via QP

Il Parlamento ha approvato in via definitiva la conversione in legge del decreto editoria che limita i vincoli burocratici a carico dei piccoli periodici online e che prevede diverse gestioni della pubblicità online per gli operatori del settore.

Con la “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale” dunque, come già visto, diminuiscono per le piccole testate online “realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100.000 euro” gli obblighi burocratici, dal momento che non dovranno registrarsi al tribunale e al registro degli operatori di comunicazione (ROC), né a quelli sulla titolarità dell’impresa previsti dall’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948 n.47, dall’articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, dall’articolo 16 della legge 7 marzo 2001, n. 62 nonché dalla delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 666/08 del 26 novembre 2008.

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I fake follower dei media italiani e il celolunghismo promozionale degli stessi

Via il Giornalaio

E’ ormai una settimana che quello che più di qualcuno inizia addirittura a definire come “Twittergate” tiene banco in Rete e sui principali quotidiani italiani. Il sottoscritto se ne è tenuto volutamente lontano anche perchè il caso vuole che un paio di giorni prima della pubblicazione della desk research su Grillo avessi detto quel che penso, al di là dei casi specifici, sulla corsa ai followers.

Per restare in tema mi sono divertito a produrre una provocazione analizzando i followers falsi e quelli inattivi dei principali quotidiani italiani e dei cosidetti superblog.

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Gli italiani non comprano più i quotidiani salvo Italia Oggi

Via Itala Oggi

È ItaliaOggi il quotidiano a crescere di più in edicola (+22%) secondo l’Accertamenti diffusione stampa, nel periodo febbraio 2011-gennaio 2012. Tra i settimanali, il primato spetta a un’altra testata del gruppo Class Editori: Milano Finanza che sale del 24,4%. E tra i mensili, Class (sempre di Class Editori) riesce a vendere nei canali previsti dalla legge, e dunque principalmente nelle edicole, il 64% in più. In generale, è ufficialmente primavera per le diffusioni dei mensili italiani: sono proprio loro infatti che continuano a crescere con più decisione. Mentre tra i settimanali solo quattro testate possono vantare un segno più davanti alle copie medie, i mensili sono invece ben 18. Su tutti vince Cosmopolitan, +20% con un aumento di 26 mila copie (+27,4% solo in edicola). Class è secondo con +12,3% (+64% in edicola) seguito da I luoghi dell’infinito (+10,6%). Bene anche Vero Salute (+9,6%), Vero Cucina (+8,7%) ed Elle Decor Italia (+8,3%).

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Giornali come Highlander

Via Cado in piedi

La Newspaper Association of America ha rilasciato i dati dei ricavi pubblicitari dei giornali statunitensi del 2011 comparati con la serie storica a partire dal 1950. La curva cresce fino al 2000 con il picco di 63,5 miliardi di dollari e scende all’improvviso in verticale dal 2008, come se fosse colpita da un fulmine ritornando ai livelli degli anni ’50, 22,6 miliardi di dollari nel 2011 contro 20 miliardi del 1950 (attualizzati con l’inflazione).
La raccolta pubblicitaria dei giornali si sta prosciugando. Solo negli ultimi tre anni ha perso negli Stati Uniti 35 miliardi di dollari. Le principali ragioni della scomparsa della pubblicità dai giornali americani sono lo sviluppo dell’informazione in Rete, il grande successo del sito Craigslist con lo spostamento on line degli annunci economici e l’avvento dei Social Media dove la pubblicità ha ritorni molto maggiori di un giornale sia per la versione cartacea che per quella on line. Nei mercati dove internet è diffuso la pubblicità per i giornali sta diventando insufficiente per mantenere gli attuali costi. In Italia avverrà lo stesso fenomeno nell’arco di pochi anni, due o tre. I giornali riusciranno a vivere senza pubblicità e senza il quotidiano di carta che vende sempre meno copie?

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Le interviste inutili

Via Linkiesta La lettura domenicale dei quotidiani ci regala tre interviste. Ovviamente, come sapete, le interviste sui grandi giornali ai cosiddetti leader non sono frutto di improvvisazioni, sono concordate. E “uscire” di domenica è frutto di un ragionamento, di una scelta meditata. L’obiettivo, come si dice in gergo giornalistico, è cercare di dare respiro ai … Leggi tutto