Nuove ipotesi per il salvataggio dei pubblicisti

Via La Repubblica degli Stagisti Una norma “salva pubblicisti”, ovvero un periodo ponte di almeno due anni che consenta a quanti hanno già iniziato i 24 mesi di collaborazione retribuita con una testata di concludere il percorso per l’iscrizione all’albo dei giornalisti pubblicisti secondo le vecchie regole. È la soluzione prospettata alla Repubblica degli Stagisti … Leggi tutto

La giungla senza ordine e la sindrome nimby del giornalismo italiano

Il presidente dell’Odg Iacopino scrive una lettera al direttore della Stampa mischiando serio e faceto, cose importanti e artifici retorici in una specie di sindrome nimby del giornalismo italiano. L’ordine concettualmente ha un senso, ma fino adesso ha fatto pochissimo di quello che avrebbe dovuto nel passato e nel presente, tutelando ricchi e potenti piuttosto che lo stato di diritto. Una soluzione ci sarebbe: un governo tecnico del settore fatto da persone che arrivano dal campo, senza pregressi nel settore e nelle sue mafiette.

Caro direttore, Sono un lobbista. Lo confesso. Un lobbista del diritto dei cittadini ad avere una informazione non solo libera (e sarebbe gran risultato perché è obiettivo non completamente raggiunto) ma rispettosa delle persone, della loro vita, della loro sensibilità. E, non ultimo sia chiaro, della verità. È per questo che sono un “lobbista” dell’Ordine dei giornalisti, della sua esistenza e del rafforzamento del suo ruolo. Un esempio, per spiegarmi meglio? Giorni fa, con un infortunio grave, sono state pubblicate su due importanti siti le foto del recupero di quel che restava del corpo di Sarah Scazzi. Una vergogna per tutti i giornalisti. È stato l’Ordine ad intervenire chiedendo che quelle foto fossero rimosse (e ringrazio chi lo ha disposto), annunciando che sarebbero stati avviati procedimenti disciplinari perché quella non è un’informazione che rispetta le regole che ci sono nella nostra professione.

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Pubblicisti brava gente – update

Franco Abruzzo nota che qualcosa non quadra nell’intervento del presidente ODG sulla questione dei pubblicisti

Chi ha frequentato le facoltà di giurisprudenza o di Scienze politiche sostiene nel primo anno l’esame di Diritto costituzionale o di Diritto pubblico e, quindi, sa perfettamente che le leggi hanno un cappello che guida la lettura di tutto l’articolato. Questo principio è stato rispettato dal Governo Berlusconi quando ha varato il dl 138/2001 convertito dal Parlamento con la legge 148/2001. Questa legge è importante perché contiene un articolo 3, comma 5, che disegna la più radicale riforma degli ordinamenti professionali dopo 30 anni di dibattito. Va letto in simbiosi con le direttive comunitarie che dal 1988 in poi richiedono ai professionisti una laurea almeno triennale e un “esame attitudinale” (equivalente al nostro esame di Stato previsto dall’articolo 33, V comma, della Costituzione, per “l’abilitazione all’esercizio professionale”). E’ altresì noto che le direttive comunitarie prevalgano sulla normativa interna o nazionale. Per quanto riguarda l’Ordine dei giornalisti l’Europa ne ha previsto la legittimità (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5828) al pari della Corte costituzionale (sentenza 11/1968 in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5813).

Oggi Enzo Iacopino, con un lunghissimo articolo, omissivo in alcune parti essenziali, tenta di dimostrare che i dl 138, 183 e 201/2011 non parlano dell’esame di stato e scrive testualmente nell’articolo pubblicato qui sotto: “La legge in vigore prevede l’abrogazione delle norme esistenti solo nelle parti che sono in conflitto con le lettere da a) a g) dell’articolo 33 (?, ndr) comma 5. Il legislatore non ha scritto, ad esempio, che vengono abrogate le norme che siano in contrasto con quanto previsto dall’articolo 33 (?, ndr) comma 5 fino alla lettera g) compresa. Ma solo con quanto dettato dalle lettere da a) a g). Il primo capoverso del comma 5, dunque, non è richiamato: era questo che faceva riferimento all’esame di Stato ed è questo che aveva indotto i colleghi pubblicisti ad una ribellione sacrosanta, che ho cercato di rappresentare al presidente Monti, pubblicamente nel corso della conferenza stampa e, sia pur brevemente, in privato”. Ma cosa dice il preambolo/premessa denominato “comma 5”? Eccone il testo:

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Pubblicisti brava gente

Il presidente ODG fa il suo punto sulla situazione dei pubblicisti e altre cose

L’Italia è un Paese di giuristi, altro che di allenatori di calcio. Poteva il presidente dell’Ordine nazionale sottrarsi a tale esercizio? Poteva e doveva, in verità. Un po’ per ruolo e molto per carattere.

So che in giro c’è tanta gente che ritiene che basti apparire per esistere. Personalmente credo che le dichiarazioni vadano centellinate anche se rilasciarle costa la fatica di un fiato, mentre lavorare per costruire richiede un impegno energetico maggiore. Notti passate alla Camera dei Deputati per sollecitare ragionevolezza su aspetti non marginali; riunioni per spiegare le conseguenze di questa o quella parola. Niente medaglie, per carità: fa parte del dovere. Come quello di tacere davanti a qualche, troppe volgarità.

So anche che un numero ancor più consistente di persone afferra un microfono (o la tastiera di un computer), fa dichiarazioni roboanti sulla nave che affonda, ma subito dopo considera “inopportuna” una riunione per una riflessione comune sui problemi che riguardano l’Ordine: vengono prima torroni e panettone, cotechino e lenticchie!

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