Segni dei tempi: muore il sogno del posto in banca

Via Linkiesta Il sogno piccolo borghese del dopoguerra, un mestiere remunerativo e prestigioso dietro lo sportello, si è infranto. Della gloria dei banchieri italiani dell’ultimo decennio non resta nulla, salvo i loro stipendi milionari. Il sistema bancario si è rivelato fragile e la raffica di aumenti di capitali in atto, dal Banco Popolare a Intesa … Leggi tutto

L’ultima beffa dei lavoratori di Eutelia

Beatrice Borromeo sul Fatto via QP Condannati. Solo che gli ultimi a sporcarsi la fedina penale non sono i manager che hanno spolpato Eutelia, lasciato senza lavoro migliaia di persone e che si sono intascati milioni di euro di commesse. Ma i dipendenti che, nei mesi in cui venivano ignorati dai loro datori di lavoro … Leggi tutto

La Fiat congela il lavoro in Bertone

La situazione ex-Bertone diventa critica L’investimento da 500 milioni di euro per produrre un modello Maserati nella ex Carrozzeria Bertone, fabbrica feudo della Fiom, è a rischio. La Fiat vuole che anche in questo caso si applichi il contratto già previsto per Mirafiori, ma i metalmeccanici Cgil dicono no. Prima di arrivare all’interruzione del confronto, … Leggi tutto

Una proposta per il rientro dei dipendenti Agile in Eutelia

Via Computerworld Da più parti ci domandano perché mai Agile dovrebbe rientrare in Eutelia e perché i lavoratori, le competenze e le professionalità di Agile dovrebbero ritornare in Eutelia”. Inizia così un documento stilato dalla rappresentanza sindacale unitaria di Agile, l’ex ramo IT della società di telecomunicazioni di Arezzo, dall’emblematico titolo Perché Agile deve tornare … Leggi tutto

Un anno di parole per i lavoratori di Eutelia

Via l’isola dei cassintegrati

La prima è stata Impugnazione. Nel giugno 2009, Eutelia, dove lavoravamo in più di 2000, decide di disfarsi di 1500 di noi con una cessione di ramo d’azienda verso Agile. Dato che Agile, come messaggio di benvenuto, smette subito di pagarci, abbiamo la conferma che la cessione era fasulla e così la impugniamo. In pratica la contestiamo, ma la parola usata è “impugnazione”. (Il tribunale ci darà poi ragione, ma senza riparare al torto, ma questa è un altro racconto.)
Arriva poi l’Ingiunzione. Era settembre 2009, lavoravamo tutti, ma l’ultimo stipendio preso era quello di giugno e non si intravvedevano soldi all’orizzonte. Allora, con l’aiuto del nostro sindacato metalmeccanico, la storica FIOM, ci prepariamo a fare le “ingiunzioni di pagamento”.

Passa qualche altro tempo e capiamo che l’impugnazione e l’ingiunzione (sentite come suonano male?) non sono sufficienti ed allora passiamo all’Insolvenza. Firmiamo a centinaia perché Agile venga dichiarata “insolvente” dal tribunale e quindi venga tolta dalle mani di chi l’ha presa non già per farla crescere, ma con l’unico scopo di affossarla. E il tribunale a dicembre 2009 conferma l’insolvenza di Agile.

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Il 23 gennaio scade il termine per i ricorsi dei precari

Via L’Unità

Conto alla rovescia per i precari con contratto a termine scaduto per poter presentare ricorso contro il datore di lavoro nel caso ritengano di aver subito un’ingiustizia. Scade infatti domenica 23 gennaio il termine fissato dal collegato lavoro per poter impugnare il licenziamento e passata questa data si perderà definitivamente ogni diritto per tutto il periodo retroattivo. Gli interessati sono tra i 100 e i 150mila secondo la Cgil che ha contrastato la norma fin dalla sua approvazione, due mesi fa, definendola, non a caso, «legge tagliola».

È una vera e propria controriforma del diritto e del processo del lavoro – torna a dire il segretario confederale Fulvio Fammoni – ma è soprattutto una norma, quella dei 60 giorni, che colpisce i lavoratori precari che attendono un eventuale rinnovo». Una norma «sbagliata e ingiusta, con vizi di costituzionalità», a cui si aggiunge la gravità della retroattività che, accanto alla brevità del tempo a disposizione (60 giorni dall’entrata in vigore) avrebbe richiesto una campagna per informare gli interessati, per portarli a fare una scelta consapevole tanto più che chi è precario subisce già molti condizionamenti. Invece nulla. Silente il governo, molto impegnato a tener testa alle Ruby di turno.

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La scure degli editori si abbatte sui freelance e sulla legalità

Documento della commissione lavoro autonomo per il congresso Fnsi Via Refusi: Oggi in Italia essere giornalisti freelance non è quasi mai una libera scelta, e spesso è solo una costrizione, a causa di condizioni di mercato che raramente offrono la possibilità di assunzioni o prospettive di stabilità e a volte spingono all’apertura – controvoglia – … Leggi tutto

Nel refererendum dei lavoratori Fiat a Mirafiori ha vinto il sì dopo un lungo testa a testa

Il referendum fra i lavoratori del Lingotto per la ratifica dell’accordo con Fiat ha visto vincere il Si di poche centinaia di voti. Quando manca ancora lo scrutinio di un seggio, sospeso per il malore di uno scrutatore, il Si sta vincendo con il 54% contro il 46% del No. Le operazioni di scrutinio iniziate … Leggi tutto

Le relazioni industriali dopo Marchionne

Via Lavoce.info

L’accordo alla Fiat voluto da Sergio Marchionne pone fine al contratto nazionale di lavoro che aveva caratterizzato le relazioni industriali di questo dopoguerra e supera di fatto l’accordo del 1993 che aveva consentito di battere l’inflazione e di far entrare l’Italia nell’euro. L’accordo di Mirafiori rappresenta il primo contratto aziendale che viene a sostituire quello nazionale. Se anche qualche azienda della filiera dell’auto dovesse successivamente agganciarsi all’accordo, non per questo esso tornerebbe a essere un contratto nazionale. Ed è da prevedere che altre grandi aziende si avvieranno su questa strada. Già nei giorni scorsi Fincantieri ha denunciato il suo disagio con il contratto di lavoro e con l’assistenza della Confindustria in alcune provincie.

C’è una logica in questa tendenza. Le grandi imprese sono sempre meno interessate al mercato nazionale e guardano ai mercati internazionali. Inoltre, il riferimento settoriale con cui si costruiscono i contratti di lavoro sta tramontando. Le imprese sono interessate più ai mercati di sbocco che alle classificazioni settoriali di natura merceologica. Si delinea così un quadro di relazioni industriali dove saranno le singole imprese a decidere se far ricorso a un contratto aziendale o se applicare il contratto nazionale. Quest’ultimo finirà per essere essenzialmente il contratto delle piccole imprese, ossia di quelle aziende che pensano di non avere strumenti per negoziare un contratto autonomo. Sono anche imprese che non vedono di buon occhio lo svilupparsi di una concorrenza attraverso contratti differenziati per accaparrarsi i migliori lavoratori. Proprio per evitare una tale concorrenza, alcune di esse faranno ricorso a contratti territoriali. Il contratto nazionale costituirà una sorta di base minima per i contratti aziendali, anche se con il passare del tempo sono prevedibili differenze sostanziali che finiranno per renderne difficile la comparazione.

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Una lettera da un gruppo di italiani all’estero sul caso di Mirafiori

Via Indipedia “Siamo un gruppo di italiani sotto i 40 anni che vivono e lavorano all’estero, ma che continuano ad avere contatti diretti con l’Italia a cui ci legano affetto e nostalgia, accompagnati dalla rabbia di vederlo in costante declino. Nessuno di noi si è finora impegnato direttamente in politica, pur essendo simpatizzanti per la … Leggi tutto