L’esilarante finta bozza del discorso di Natale di Giorgio Napolitano

Dagospia ha pubblicando una finta bozza del discorso di Capodanno di Giorgio Napolitano che potrebbe essere pure vera nei concetti che esprime. Buon 2013

Di passaggio in via del Quirinale a Roma, abbiamo raccolto dei fogli caduti da una finestra della ex residenza estiva dei Papi, come se fossero stati improvvisamente buttati via. In testa al primo di essi abbiamo letto: “Intervento del Presidente della Repubblica, 31 dicembre 2012. Prima bozza, 30 dicembre ore 17,30”. Per non dare ai turisti diretti alle Scuderie del Quirinale l’idea che non fossimo attenti al decoro della Capitale d’Italia, in omaggio al citizen journalism e consapevoli dell’importanza del documento che chiude il settennato del Presidente Giorgio Napolitano, abbiamo deciso di pubblicarlo, avvertendo che le parole che il Presidente effettivamente pronuncerà la sera del 31 dicembre in televisioni a reti unificate potranno anche essere diverse, in tutto o in parte, da quelle contenute nel testo.

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I soliti comunistoidi di Famiglia Cristiana ora si mettono a raccontare storie di vescovi che fanno videochat

Via Famiglia Cristiana

Il vescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ha utilizzato venerdì 23 dicembre un “hangout” di Google (un collegamento video con più sedi contemporaneamente) per rispondere, tramite il sito di Quotidiano piemontese, a domande giunte in diretta attraverso Twitter e Facebook. È la prima volta in Italia che un vescovo utilizza questo strumento a scopi pastorali e, ovviamente, la notizia ha avuto una certa risonanza nel web. I cybernauti torinesi non si sono tirati indietro di fronte all’opportunità offerta loro, ponendo anche domande impegnative scottanti come quella sull’accoglienza della comunità somala che è in città o la richiesta giunta da un tale Luca, musulmano, che chiede come possano convivere appartenenti a religioni diverse:

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Gli auguri digitali di un tardivo digitale

Ilvo Diamanti su Repubblica

Durante queste festività ho ricevuto meno messaggi augurali, rispetto agli ultimi anni. Quasi metà, in confronto all’anno scorso. Alla ricerca di spiegazioni accettabili, ho escluso subito che possa trattarsi di ragioni che mi riguardano direttamente. La mia rete di relazioni  –  pubbliche e private  –  è la stessa degli ultimi anni.

Ho pensato, allora, che si stia consumando, rapidamente, la “fine degli auguri”. Coerente con la nostra era secolarizzata, senza santi e senza sacro. Ma si tratta di una tendenza in atto da tempo. Perché mai dovrebbe produrre questi effetti proprio ora? Stessa obiezione all’ipotesi che il rito degli “auguri” sia frustrato dalla paura del futuro. L’anno appena iniziato, d’altronde, non promette niente di buono: Ma lo scenario degli ultimi due anni non era molto più rassicurante. E allora perché questo calo improvviso?

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