La fabbrica dei giornalisti e la crisi di un sistema vecchio e oramai sui ruderi

Via LSDI

Sono oltre 112.000 i giornalisti in Italia: il triplo che in Francia, il doppio che in Uk.  Ma solo il 45% sono attivi ufficialmente e solo 1 su 5 ha un contratto di lavoro dipendente, (guadagnando però 5 volte più di un freelance e 6,4 volte più di un Co.co.co). Intanto i rapporti di lavoro subordinato continuano inesorabilmente a calare (meno 5,1% dal 2008) e l’ età media degli attivi a crescere

Sono alcuni dei dati che emergono da ‘’La fabbrica dei giornalisti’’, l’ aggiornamento del Rapporto sulla professione giornalistica in Italia curata da Pino Rea per Lsdi che verrà presentato la mattina del 30 novembre a Roma, nella sede della Fnsi (Corso Vittorio Emanuele II, 349), alle ore 10,30.

All’ incontro – che per il terzo anno consecutivo farà il punto sulla condizione del lavoro giornalistico nel nostro paese – interverranno,  insieme a Franco Siddi e Roberto Natale, segretario generale e presidente della Fnsi, i presidenti degli altri istituti di categoria, Andrea Camporese (Inpgi), Daniele Cerrato (Casagit), Marina Cosi (Fondo complementare) ed Enzo Iacopino (Ordine).

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Il movimento dei giornalisti liberi da una scarpata in testa al sindacato dei dipendenti (o pensionati)

Via Stefano Tesi

Al termine di un percorso lungo e variegato di equivoci, buona volontà, malizia, miopia, buona fede, petizioni di principio, ingenuità, sommi scopi e latitanze più o meno strategiche anche in Stampa Romana, la circoscrizione laziale dell’Fnsi, è saltato il tappo della consulta freelance, equivalente regionale della famigerata Commissione lavoro autonomo della Federazione.
A dar fuoco alle polveri, le dimissioni della vicepresidente della Consulta medesima, nonchè membro della Commissione, Maria Giovanna Faiella.
Motivazioni? Le solite: l’organismo “non funziona”, “nonostante la buona volontà di alcuni colleghi illuminati come Paolo Butturini (il segretario della Romana, ndr) il sindacato è ancora oggi il sindacato dei dipendenti oppure dei signorsì che occupano poltrone e dei signori delle tessere” e tratta ancora i colleghi autonomi, freelance e precari “non come dei professionisti alla pari, ma come degli sfigati che non sono riusciti ad avere un contratto”.
Tutto vero, ma non è una grande scoperta: è così da sempre.

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Al Messaggero la situazione si fa calda

Via Franco Abruzzo

ll Comitato di Redazione del Messaggero denuncia le continue provocazioni dell’Azienda, che è arrivata a minacciare sanzioni disciplinari a tutti i partecipanti all’Assemblea dei giornalisti, e ha avviato la procedura sanzionatoria per quei redattori che sono stati identificati come presenti alla riunione sindacale. Fino a quando le intimidazioni riguardavano solo il Cdr non abbiamo ritenuto di rispondere, nell’ostinato tentativo di recuperare corrette relazioni industriali. Ma ora, venuti a conoscenza che la procedura disciplinare è stata avviata anche per altri colleghi, non possiamo che denunciare una situazione che non ha precedenti nella storia del giornalismo italiano in tempi di democrazia. Il pretesto è stato che l’Assemblea è stata convocata, com’è tradizione storica, nel salone della Cronaca di Roma, mentre l’Azienda voleva che si svolgesse in un’aula al piano terra, fuori dal luogo di fattura del giornale, con un ingresso direttamente sull’androne. I motivi addotti, rappresentati solo ora, sono legati alla sicurezza. Spiegazione che non convince, perché la stanza proposta è di 65 mq più piccola del salone della Cronaca e può ospitare solo un terzo della redazione.

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Storia di un trombato dal sindacato giornalistico raccontato dallo stesso medesimo

Stefano Tesi ha raccontato nel suo blog la storia di Stefano Fabbri.

Poiche’ alcuni mi chiedono della mia “trombatura” nelle elezioni per il Consiglio nazionale della Fnsi, invece di spiegarlo al telefono lo faccio qui. Ovviamente sui contenuti del Congresso mi riservo di dedicare una nota a parte, anche se rischia di essere molto, molto piu’ breve per assenza oggettiva di materia prima.

Allora, e’ andata cosi’. I diari si cominciano dal primo giorno, ma intanto vi dico invece come e’ finita con tre brevi ‘morali’ la cui spiegazione trovate nelle righe che seguono:

a) se i giornalisti italiani sapessero e vedessero cosa accade nei retrobottega (ma in fondo anche nelle vetrine) delle loro assise sindacali nazionali, rincorrerebbero con il forcone tutti coloro che vi partecipano. Lo dico senza fare la vergine dal candido manto, visto che sono al mio terzo congresso della Fnsi, e senza pensare alla (triste?) sorte di trombato che la (triste, senza punto interrogativo) Bergamo mi ha riservato.

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Ci paghi il sindacato

Maurizio Tropeano su Lastampa.it «L’Istituto Addestramento Lavoratori del Piemonte è senza autonomia giuridica ed è totalmente dipendente dalla Cisl che dovrà rispondere delle obbligazioni assunte dall’ente di formazione». È questa la motivazione che ha spinto trenta collaboratori a fare causa al sindacato piemontese. Secondo il professor Marino Bin e l’avvocato Sara Visca tocca al sindacato … Leggi tutto

La difficile strada verso il sindacato 2.0: il caso IBM

Davide Barillari ha cercato strade nuove per il confronto sindacale: ora viene punito arbirariamente; qui l’articolo dal Manifesto, qui il gruppo di solidarietà su facebook

ibmvergognaIBM Italia si vendica e sanziona con 3 GIORNI DI SOSPENSIONE DAL LAVORO E DALLA RETRIBUZIONE il delegato RSU della Flmuniti-Cub Davide Barillari reo di aver denunciato un viaggio premio del management a fronte di un piano con 10mila licenziamenti

Questa e’ la risposta di IBM ITALIA all’unico rappresentante sindacale CUB che svolge, fra mille difficolta’, il ruolo per il quale e’ stato legittimamente eletto.
Davide Barillari, membro del Direttivo Nazionale della FLMUniti/CUB, membro del Coordinamento Nazionale RSU IBM  e rappresentante sindacale dei lavoratori della sede IBM di Vimercate, ha ricevuto un provvedimento disciplinare di sospensione dal lavoro e dalla retribuzione per 3 giorni.

Davide e’ stato fra gli organizzatori di innovative proteste sindacali che hanno sancito la partecipazione di moltissimi lavoratori e lavoratrici IBM: dal primo sciopero virtuale al mondo in SecondLife, alla campagna nazionale contro gli sprechi dei managers IBM di poche settimane fa attraverso Facebook.
Un modo di fare sindacato che da’ fastidio perche’ grazie ai nuovi strumenti di comunicazione e partecipazione…riesce davvero a colpire nel segno. Anche troppo.

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