Il bus di Sitav, umarell, signore borghesi, sistema Torino, persone in buona fede, politici in cerca di voti

Il racconto di Si Torino va avanti per ora è stato fatto in maniera aggregata dimenticando che si tratta di un insieme molto sfaccettato di Sitav, umarell, signore borghesi, sistema Torino, persone in buona fede, politici in cerca di voti ecc. Marco Travaglio ci va pesante sul Fatto … ma occorre fare un po’ di … Leggi tutto

Torino ha rigettato il vecchio Sistema

Chiara Appendino è il nuovo sindaco di Torino.

La spiegazione di un fenomeno da chi ha fatto partire il Movimnto 5 Stelle a Torino

Ha votato Appendino il vecchietto ultra-80enne che ha salito con estrema fatica le scale del seggio dicorso Svizzera in cui ero rappresentante, si è riposato dieci minuti buoni per riprendere fiato, ha votato e poi ha detto ad alta voce “e speriamo che adesso muoia, sto sindaco comunista!”; e ha votato Appendino la coppia di giovani che ho visto a festeggiare in piazza sotto il Municipio e che, rivolti verso i bei palazzi del centro, gridavano “andate a lavorare, radical chic di merda!”.

I commentatori si sono concentrati sulle contraddizioni insite in tutto questo; ed è vero, è vero che chiunque avesse qualcosa da ridire non solo sull’amministrazione Fassino o sul governo Renzi ma sull’economia, sulla geopolitica, sull’ordine sociale, persino sul tempo e sul risultato degli Europei di calcio, ha concretizzato la propria rabbia votando Appendino; è vero che le aspettative sulla nuova giunta sono non solo impossibilmente elevate, ma anche troppo contraddittorie per poter essere esaudite tutte.

Ma i commentatori che si concentrano sulle contraddizioni sbagliano, perché vivono ancora nel mondo della destra e della sinistra; sbagliano perché non capiscono che c’è un filo conduttore tra tutti quelli che hanno votato Appendino, un filo conduttore molto più forte delle contraddizioni interne. Un filo conduttore che esisteva già prima, ma che Chiara ha abilmente solleticato e rafforzato, con la sua campagna in stile primarie americane, innovativa per l’Italia e giustamente premiata, basata innanzi tutto sull’immagine, sull’emozione e sull’identificazione del “noi” con il popolo e del popolo con Chiara, più che sui temi di sostanza; una campagna inconsapevolmente peronista che io non avrei mai fatto e comunque non sarei mai stato in grado di fare, ma che era l’unica che potesse vincere e conquistare i cuori del popolo torinese (e quindi tanti complimenti a Xavier Bellanca, l’attivista-stratega oggi meritatamenteintervistato dalla Stampa).

Il filo conduttore è evidente nella fotografia della distribuzione territoriale dei risultati:

E’ evidente che ciò che unisce i sostenitori di Appendino non è né la destra né la sinistra, e nemmeno l’apprezzamento per Grillo(volutamente tenuto fuori dalla campagna) o per le istanze storiche del M5S. Semplicemente, ciò che unisce i sostenitori di Appendino è di essere o sentirsi poveri; e sottolineo “sentirsi”, che per vedere i poveri veri bisogna andare nelle baraccopoli della Stura o direttamente nel Terzo Mondo, ma Torino è piena di ex classe media che pur vivendo ancora meglio di tre quarti del pianeta si sente a buon motivo pezzente.

Perché? Perché dall’altra parte c’è un sistema di persone che hanno esibito per vent’anni il loro bel centro lucido, i loro grandi eventi pieni di VIP, le loro connessioni familiari e sociali che li fan cadere sempre in piedi, la loro arroganza nel pretendere sempre ragione e nel liquidare qualsiasi opinione diversa come “fascismo” o “ignoranza”, la loro cultura rivendicata come uno status symbol, fino a stare immensamente sulle scatole alla maggioranza della città.

Davanti a un sistema organizzato che marca fisicamente e moralmente la distanza tra chi è dentro e chi è fuori, è ovvio che anche chi fuori vive piuttosto bene, anche chi gode di una amministrazione non certo inetta, si senta comunque un pezzente con voglia di rivalsa; e persino chi è dentro, ma riceve soltanto le briciole, si ribellerà nel segreto dell’urna o anche apertamente, come i ragazzi pagati per dare i volantini di Fassino che ci dicevano “comunque io voto per voi”. Non è solo una povertà materiale; lo è in molti casi, ma in molti altri è soprattutto una povertà di opportunità, di chance di crescita personale e di riconoscimento sociale, di libertà di essere e di realizzarsi, che rimanda al vuoto di senso della società moderna prima ancora che al vuoto nella pancia.

Fassino – una persona che purtroppo per lui ha il talento naturale per fare dichiarazioni autolesioniste: oggi si vantava di aver comprato le caprette ai rom di lungo Stura Lazio per rimandarli in Romania, provocando una serie infinita di “Piero, le caprette ti fanno ciao” – l’ha chiamata “invidia sociale”, sempre per farsi amare ancora un po’. Ma quando la differenza sociale non è legata al merito ma alle condizioni di partenza, non si tratta di invidia quanto di sacrosanta rabbia.

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#openinpgi: il Sistema Torino che non ama pagare l’Inpgi

In Piemonte uffici stampa fuorilegge : gli enti pubblici tendono a non regolarizzare i giornalisti con i contributi Inpgi compresi moltissime Asl, Università e Politecnico, Città Metropolitana, Comuni e municipalizzate, teatri e musei, associazioni di categoria. Un vero Sistema Torino di cui nessuno ha voluto parlare. Chissà perchè ?

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Sistema Torino Sistema Italia si presenta il primo luglio

Martedì primo luglio alle ore 18.00 presso la Libreria Feltrinelli di Torino si presenta Sistema Torino, Sistema Italia di Maurizio Pagliassotti Torino come paradigna di un paese dove la mala amministrazione e poteri forti la fanno da padrone. Maurizio Pagliassotti, autore di Chi comanda Torino, torna a occuparsi della ex capitale industriale d’Italia e lo … Leggi tutto

Il Sistema Torino

Via QPsistema-torino-presentazione

Massimo Giovara, un attore, Maurizio Pagliassotti, un giornalista, si sono incontrati e hanno deciso di collaborare per realizzareSistema Torino un libro e uno spettacolo che parlasse di Torino in maniera diversa fuori dalla autoreferenzialità mediatica compiacente.  Venerdì 10 gennaio 2014 alle ore 21 al  Blah Blah di via Po 21  Torino ci sarà la presentazione pubblica del progetto Sistema Torino, lo spettacolo e il libro, dal titolo Il Sistema Torino non esiste con un talk show di arte varia e polemica sulla situazione della città con Massimo Giovara e Maurizio Pagliassotti. Secondo gli autori del lavoro su diversi territori espressivi in questi anni le amministrazioni pubbliche torinesi hanno indicato e imposto con successo ai cittadini torinesi un’unica via d’uscita dalla  situazione dovuta alla fuga dalla città di uno dei più potenti gruppi industriali italiani con il risultato che  Torino è una delle città più indebitate e con il maggiore tasso di povertà del nord Italia.

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