L’Opa su Mediaset

Via Beppe Grillo L’Offerta Pubblica di Acquisto, o OPA, è un’offerta finalizzata all’acquisto di prodotti finanziari. Se l’azione di una società vale poco o nulla, lanciare un’OPA è conveniente, si offre una cifra superiore alla quotazione e si rastrellano le azioni sul mercato fino a raggiungere la maggioranza. L’azionista che preferisce l’uovo oggi alla (possibile) … Leggi tutto

Who is Joe the Plumber ?

Via Techcrunch Right after each Presidential Debate both sides and all the big news organizations immediately conduct polls to determine how each candidate did and which issues resonated the most with voters. It is an expensive process that keeps an entire cottage industry of pollsters in business. But one of the best forms of instant … Leggi tutto

Ma chi pagherà

Mario Deaglio su Lastampa.it

Come terapia d’urgenza, niente male. I punti sensibili del mercato finanziario saranno stretti con dei lacci per evitare ulteriori emorragie; le ossa rotte delle banche saranno accuratamente ingessate; e ci vorrà molto tempo (minimo un anno, si dice, ma possiamo tranquillamente prevedere tempi superiori) perché il paziente torni a camminare con le sue gambe. Se il paziente collaborerà (ossia se, a cominciare da questa mattina, risparmiatori e operatori finanziari smetteranno di vendere in preda al panico), i tempi della sua ripresa si accorceranno.

Detto tutto questo, è doveroso elencare quattro interrogativi che pesano su questa cura.

Il primo è legato precisamente alla collaborazione del paziente: gli esborsi di denaro necessari per sostenere le banche fino a tutto il 2009 saranno minori se la gente darà retta ai governi e scompariranno le vendite dettate dal panico. Negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli appelli dei capi di governo alla calma o addirittura, più esplicitamente, a non vendere le azioni. Il successo dipende quindi dalla fiducia del pubblico in questi appelli.

Ma quale fiducia hanno davvero i cittadini dei Paesi ricchi nei loro rappresentanti politici?

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L’internet della crisi

Scoperta tardi, ma non per questo non meno interessante l’analisi attenta di Fabrizio – Biccio

A chi come me porta a casa la propria pagnottella quotidiana grazie ad Internet, e che magari come me ha vissuto drammaticamente il tracollo della new economy dopo l’11 settembre 2001, qualche brivido sulla schiena per il crollo delle borse mondiali e l’inaugurazione di un periodo di vera e tangibile recessione non sarà mancato. Certo, siamo lontani dalla impressionante e ridicola bolla di fine anni 90, quando c’era chi riusciva a farsi pagare 500.000 Lire al giorno per fare pagine HTML con le tabelle e Dreamweaver, o faceva margini del 600% sui progetti web. Tuttavia non è facile scrollarsi di dosso la sensazione di “costruire il superfluo”, in un momento in cui si intravedono obiettive difficoltà su aspetti molto più concreti della vita quotidiana delle persone e delle imprese. Questa riflessione, figlia legittima dei titoloni a segno meno sui quotidiani e i telegiornali nazionali, si è poi trasformata in una prima, e poi in una seconda domanda: com’è cambiata la rete dopo il crollo del 2001? E adesso invece cosa accadrà?

A distanza di sette anni, abbiamo capito che quello che oggi chiamiamo web 2.0 è in larga parte figlio della crisi del 2001. Fine dei budget multimilionari per progetti di scarso valore, fine delle supermega web agencies dirette da ricchissimi dandies simil-rockstars, nascita e sviluppo di standard aperti, piattaforme open source, e nascita di un uso attivo della rete da parte degli utenti, sono solo alcuni dei vettori che hanno portato fin qui. Non una vera rivoluzione, ma certamente un riequilibrio dei valori in campo. E all’alba di un nuovo tracollo, o comunque di un momento molto difficile, è possibile un accelerazione improvvisa verso una seconda austerity, basata sulla valorizzazione di quanto già esistente (e magari poco sfruttato) piuttosto che la spesa insostenibile di nuovi mostri da costruire from scratch. Senza quindi voler fare l’oracolo della domenica, provo a buttar giù quello che ritengo potrà essere l’atteggiamento più intelligente, in epoca di crisi, per chi si occupa di attività su Internet:

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Facebook sfasciafamiglie

Via Michele Ficara Credo che dopo avere letto questo questo articolo mi cancellerò immediatamente da Facebook abbandonando le oltre mille connessioni e i circa trecento gruppi che frequento. Basta Facebook non avrai la mia vita, la mia serenità familiare, i miei affetti, il mio futuro, sei solo uno schifoso aggeggo sfasciafamiglie socialmente pericoloso … e … Leggi tutto

Il giorno più lungo delle borse europee

Via NYTimes European nations scrambled on Sunday night to prevent a growing credit crisis from bringing down major banks and alarming savers as troubles in financial markets spread around the world, accelerating economic downturns on three continents. The German government moved to guarantee all private savings accounts in the country on Sunday, hoping to reassure … Leggi tutto

Il giornalismo partecipativo ha ora un master

Via Gennaro Carotenuto E’ proprio vero, le notizie in Rete si bruciano con una rapidità impressionante. Basta un trackback partito per sbaglio e cominciano ad arrivare immediatamente le visite, i link, le telefonate via Skype o via rame degli amici perfino offesi di non saperne ancora niente. E allora va bene, tiriamo giù il lenzuolo … Leggi tutto

Il Senato USA approva il salvataggio

Via Luca Debiase Una maggioranza schiacciante di democratici e repubblicani ha approvato il piano di salvataggio della finanza americana da 700 miliardi di dollari che aumenta il debito pubblico e nazionalizza le perdite delle banche e dei loro creditori, impedendo il temuto fallimento di molti istituti di credito e bloccandone le conseguenze possibili sui risparmiatori … Leggi tutto

Il perchè della politica nei giornali

Via Prima Comunicazione “Il giornalismo scritto è ancora il nucleo duro del giornalismo italiano. La carta, tuttora, conserva un elemento di autorevolezza e credibilità che non si può attribuire a Internet. È quello che ci è rimasto e che va conservato con molta attenzione. Forse è l’ultimo bene che ci è rimasto”, dice Anselmi. “I … Leggi tutto