La rete non è Dio, ma se volete emulare quelle mezze seghe intente a giocare col computer portatevi le coperte

Un piccolo capolavoro di ZV dedicato al futuro che verrà e a chi tenterà di cavalcare la rete senza conoscerla. PS molto modestamente stamani era uscita cotesta dalla mente del VP: di che colore è la rete La rete non è uno strumento e non è un paese. E’ una cultura: e voi, signori della … Leggi tutto

Pensieri incumbenti

Via Vittorio Zambardino Penso che su questo tema ci sia molto da discutere. Questo è un paese che si chiede se sia da dar via libera a Marchionne o no. Che è come se l’Inghilterra dibattesse oggi della signora Thatcher e delle sue riforme. Farebbe ridere e infatti noi siamo un po’ comici e in … Leggi tutto

Noi stiamo con Assange, con la libertà e con ZetaVu, non con i codardi e con gli impostori

Via Vittorio Zambardino (il post viene citato integralmente perchè merita davvero) … grazie Vittorio …

L’arresto di Julian Assange è un banco di prova per i paesi coinvolti, che poi sono quelli dell’occidente democratico: gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Svezia. Paesi che, con giusta ragione, vantano una storia che sta dalla parte dello stato di diritto. Almeno un po’ più che le varie Russia, Cina, Iran (e di certo più dell’Italia, almeno in prospettiva storica).

Eppure, fin dall’inizio di questa caccia all’uomo, c’è stato un silenzio complice di media, leader e partiti politici, intellettuali. Anche dei più libertari, anche di quelli con lo sciopero della fame sempre pronto. Una soddisfazione non detta, che non si fa dichiarazione. Tutti d’accordo che il pirata salga sulla “forca”. Tutti a tirare un sospiro di sollievo che si chiuda il rubinetto del “bullshit” e che si torni a un bel clima di indiscrezioni reciproche, veicolate dai siti di gossip comunemente riconosciuti e segretamente da tutti finanziati e
nelle mani delle macchine del fango riconosciute e di rito accettato (pensateci, Wikileaks, all’improvviso e per qualche giorno, ce ne ha liberato. Assange è il disintermediatore della macchina del fango. Se il segreto non è più tale, è il fango stesso che si secca alla luce benefica della trasparenza, dove esistono responsabili, non perseguitati e persecutori).

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Stare con chi sta fuori e rischia di vivere fino in fondo la propria esclusione

Via Vittorio Zambardino Preferisco stare con chi sta fuori e rischia di vivere fino in fondo la propria esclusione, piuttosto che discutere con gli esclusori delle modalità dell’esclusione futura, magari un po’ migliorata, in mezzo a messaggi cifrati al governo perché molli il quattrino, ai colleghi “de sinistra” che se ne fottono, al sindacato che … Leggi tutto

Pacchetti abbonamento e idee innovative vere per l’online

Via Vittorio Zambardino Penso a una home page dove i contenuti più recentemente aggiornati siano segnalati in modo più evidente, qualcosa del genere già si è visto. Dove la presenza dei commenti sia segnalata da elementi grafici specifici. Dove un codice colore distingua la politica e la cronaca dalla cultura e dal costume – senza … Leggi tutto

Il giornalismo e le aspettative dei giovani

Via LSDI Di ritorno da Perugia, dove è stato ovviamente colpito dalle aspettative che circolavano fra le “centinaia di ragazzi, fra i 20 e i 30 anni, che vivono il giornalismo come un valore civile e vogliono praticare la professione”*, Vittorio Zambardino è preoccupato (Scene digitali ) dal “costo sociale rappresentato dal lasciar fuori dalla … Leggi tutto

Marziani, brontosauri e establishment dei giornali

Via Vittorio Zambardino Mi interessava questo dibattito perché era l’establishment che parlava di sé e del proprio destino. Poteva essere una grande occasione perché il giornalismo e l’editoria istituzionali parlassero al “giornalismo delle persone” che Internet ha creato. Per un’apertura alla cultura digitale. Si sono sentite solo pesanti ironie sulla libertà della rete, paure mascherate … Leggi tutto

La vestizione di valore economico dell’Ipad

Via Vittorio Zambardino

Ora io ritengo molto seria e degna di attenzione questa stringa di eventi. Perché di tutte le cose che si son dette dello iPad, quelle giuste sono nella considerazione che senza contenuti il “super iPhone” è come un treno senza passeggeri. E l’operazione è piuttosto semplice da intravvedere: rendere l’iPad il veicolo di un nuovo modo di distribuire contenuti, ripetendo con l’informazione (e altre aree dell’intrattenimento) il successo dell’iPhone con la musica.

Convergono con la giustezza del ragionamento anche le considerazioni che qualche giorno fa ha fatto Hal Varian, chief economist di Google e da sempre studioso dell’economia del contenuto, a proposito di cosa funziona e cosa no nel modello dei giornali a pagamento. Funzionano, dice l’autore di Information Rules, i dispositivi dedicati, che racchiudono e custodiscono il valore dentro un dispositivo. Non funzionano i “pay wall”, traduciamolo con “pacchetti a pagamento”, ma nell’accezione americana è qualcosa di più ed ha a che fare col “tassametro” cui pensa il NYT. Sono troppo aggirabili e  non danno niente in più rispetto al web ormai consolidato.

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Esperti sporcati nel gulag degli insulti

Gianni Riotta risponde a Vittorio Zambardino Dobbiamo difendere la libertà del Web, gli accessi, l’ugualitarismo e battere le censure, vedi Cina. Ma proprio perchè il destino delle democrazie si gioca sul Web dobbiamo affermare sul Web che non c’è confusione tra bene e male, che certe idee sono giuste e altre sbagliate, che la competenza, … Leggi tutto

Cronisti di guerra in stanze d’albergo

Vittorio Zambardino risponde a Gianni Riotta (qui il pensiero di Alessandro Aresu) Caro Gianni, sei un ottimista: in questo paese nelle redazioni, nelle case editrici, nell’accademia e nelle stranze strategiche delle aziende – dovunque in qualche modo “si pensi per professione” – la rete, come luogo e modello di reperimento ed uso dell’informazione, non è … Leggi tutto

Noi stiamo sempre di più con gli eretici digitali per la libertà in rete

La siuazione della libertà di internet in Italia si va incubendo, noi nel caso stiamo preparando souvenir torinesi per difendere l’espressione in rete.
La parola agli eretici digitali Massimo Russo e Vittorio Zambardino.

Bisogna dirlo con chiarezza: con questi propositi l’Italia si candida a raggiungere il lotto degli Ahmadinejad e dei Castro in fatto di politica della rete. Come  ha detto Casini, le leggi sulla responsabilità personale già esistono e  in una democrazia liberale non verrebbe in mente a nessuno di mettere le mani – in modo preventivo – sulla libertà di espressione delle persone. Anche se non escludiamo che, nel delirio generalizzato di questi anni, possa capitare ad altri governanti democratici. Ma la strada è quella: si toglie alle persone uno strumento di espressione libera a priori, in nome di un “lato oscuro” della rete che viene enfatizzato, equivocato e di cui si ignora la grave responsabilità del potere nella sua nascita. Perché è vero che in altri paesi gli utenti internet sono più pacati. Ma è altrettanto vero che i loro  governanti (e alcuni oppositori) tedeschi o francesi non si sono mai promessi “palle a 300 lire l’una”, non hanno mai invitato  a buttare a mare o torturare gli immigrati, non hanno mai detto di voler strozzare con le loro mani gli autori di una fiction televisiva. La rete, in fondo, da questo punto di vista non è che un ventilatore che rispara in giro il fango che hai buttato dentro.

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I mille modi del No B-day digitale

Vittorio Zambardino racconta come è stato organizzato il b-day attraverso strumenti digitali

Tutto comincia su Facebook, dove altro? C’era una volta – c’è ancora per la verità – la macchina della Cgil. Poi, in altre zone politiche, quelle che hanno organizzato il Family Day, le masse della presenza cattolica. E anche il Cavaliere, quando ha voluto, ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone, poi diventate milioni nelle dichiarazione del dopo (avvertenza a tutti i naviganti di ogni colore: sono ormai in uso le tecnologie di calcolo delle folle sulla base di analisi computerizzate di immagini prese dall’alto: occhio alle polemiche sui numeri in piazza basate sulla “spannometria”). E insomma c’erano una volta le macchina “fisiche”, “materiali” che portavano in piazza le grandi masse. Macchine verticali, dirette dall’alto. Roba ancora viva, ma superata. Signori, ecco a voi, la macchina orizzontale. Non virtuale, reale, vera, col cuore che pulsa nel social network. Perché l’onda della manifestazione del 5 dicembre comincia il 9 ottobre, su una pagina Facebook promossa da cinque persone.

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