La Storia della Gazzetta del Popolo

Si è aperta giovedì 18 aprile 2019 una mostra storica sulla Gazzetta del Popolo, il quotidiano torinese che dal 1848 al 1983, ha raccontato l’attualità italiana.

La Gazzetta del Popolo è stato uno dei più importanti e prestigiosi quotidiani italiani. La sua nascita risale al 16 giugno 1848, a partire da un’iniziativa di Felice Govean e Giovan Battista Bottero, che ne saranno i condirettori fino al 1861, quando le redini passeranno nelle mani del solo Bottero. Di taglio spiccatamente popolare, il giornale è, in periodo risorgìmentale, il più venduto tra i quotidiani nazionali, con un bacino di lettori che comprende soprattutto i ceti agrari della provincia piemontese e la piccola borghesia cittadina di sentimenti tradizionalisti. Di costo più accessibile rispetto alla maggior parte degli altri quotidiani dell’epoca, esso si dimostra sin dall’inizio molto attivo nell’ambito delle iniziative di stampo patriottico.
Alla vigilia della Prima guerra mondiale la Gazzetta del Popolo diviene portavoce dei gruppi nazionalisti del capoluogo piemontese. Spiccatamente interventista, dopo lo scoppio del conflitto si fa assidua sostenitrice dello sforzo bellico del paese.
Dopo la nascita del movimento dei fasci di combattirggnto, la Gazzetta del Popolo dà largo spazio alle posizioni filo-nazionaliste e filo-monarchiche del futuroyquadrumviro della marcia su Roma Cesare Maria De Vecchi. Ma le sue aspirazioni ad una decisa stabilizzazione autoritaria nel paese si esprimeranno con chiarezza solo dopo il congresso dell’Augusteo, quando essa diventerà una delle principali casse di risonanza del movimento fascista del capoluogo piemontese.
Nel giugno 1924 la testata viene rilevata dalla Società idroelettrica piemontese (SIP), che la mette a disposizione del fascismo in cambio di precise garanzie sullo sviluppo dell’industria elettrica in Piemonte.

La Gazzetta è stata protagonista di notevoli innovazioni tecnologiche. Il 18 gennaio 1934 viene inaugurata una nuova stazione radio-telefonica, con una eccezionale dimostrazione: la ricezione di una corrispondenza proveniente da Bandung in Indonesia acirca 15mila chilometri dal capoluogo subalpino, immediatamente stenografata dal segretario di redazione Giovanni Vincenzo Cima con un metodo da lui appositamente brevettato che diventerà famoso.

Il 1° gennaio 1935 viene attivata una stazione tele-fotografica per la trasmissione e la ricezione delle immagini attraverso le linee telefoniche; il 15 febbraio viene creata una stazione radìoricevente in grado di trasformare simultaneamente il linguaggio morse in caratteri alfabetici.
Nel marzo del 1974, ormai in grave crisi, la Gazzetta viene rilevata da Alberto Caprotti, grazie a un notevole contributo pubblicitario garantito dalla Montedison, tramite la Spi. Alla Democrazia Cristiana, che aveva acquisito la proprietà, rimarrà solo il 5% delle azioni della Set e della ltet, rispettivamente proprietaria e gestoredegli impianti del giornale. Dopo un duro scontro sindacale con i redattori e i tipografi, il 31 luglio dello stesso anno Caprotti decide la chiusura del quotidiano, che peraltro non scompare immediatamente dalla scena: viene infatti temporaneamente tenuta in vita da una cooperativa autogestita di giornalisti e lavoratori poligraficì. La crisi si ripresenterà nel 1981 ed infine nel 1983, quando la chiusura della Gazzetta del Popolo diventerà definitiva.