La ribellione delle penne USB all’esame da Giornalisti

Doveva essere il secondo esame da giornalisti professionisti che usava le nuove tecnologie, abbandonando le romantiche ma obsolete macchine da scrivere. E’ stato un vero incubo. Le chiavette usb utilizzate per salvare i dati non erano state testate e non hanno funzionato. Per questo gli aspiranti professionisti si sono trovati con il panico di dover salvare il loro sudato lavoro con conseguenze fra il tragico e il comico. L’Ordine dei Giornalisti ha chiesto scusa per il caos creato e ha promesso che in futuro vigilerà meglio sulle tecnologie adottate e sull’assistenza in sala.

Via Rai News 24

Tenta di rassicurare il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Lorenzo Del Boca: i “disguidi tecnici sono stati superati” e dunque “non c’e’ alcuna ipotesi di annullamento” della prova scritta.

“La pennetta – spiega Del Boca – e’ realizzata in modo da inibire qualunque funzione del pc, dal
vocabolario alla correzione automatica delle parole, e da impedire l’identificazione del candidato: in alcuni casi ha reagito in modo imprevedibile. E’ una novita’: ci vuole tempo per testarla”. L’intervento dei tecnici ha consentito di risolvere i problemi: “Nonostante i ritardi e le comprensibili complicazioni psicologiche – conclude – tutti hanno consegnato il loro pezzo e la prova non sara’ annullata”.

Via Corriere

Il salto tecnologico dalla vecchia macchina per scrivere al pc non ha portato fortuna agli aspiranti giornalisti professionisti. Che si sono trovati venerdì a soccombere di fronte al flop di parte dell’attrezzatura informatica fornita dall’Ordine dei giornalisti per la prova scritta. Con concorrenti costretti in alcuni casi a ricopiare a penna quello che avevano già scritto sul computer. Ed altri che incerti sul da farsi sono usciti dall’hotel Ergife di Roma solo alle 23 dopo essere entrati alle 9.

Tutta colpa delle pen drive che dovevano servire a trasferire il contenuto degli elaborati dai pc, giustamente privi di memoria, in modo da poter poi essere letti dai commissari d’esame. Secondo l’associazione dei giornalisti Lettera 22: «Il segretario nazionale dell’ordine, Enzo Iacopino, ha spiegato nel corso dell’esame che una delle due partite da 500 pen drive acquistate solo dopo verifica da ditte convenzionate con la Consip (la società del Ministero dell’Economia che si occupa di forniture per la pubblica amministrazione) presentava difetti. Ma a disposizione dei colleghi pare che ci fossero solo 10 tecnici per oltre 500 persone».

Via Repubblica

Eppure le premesse erano delle migliori. Per la seconda volta (dopo la sessione del 26 settembre) l’esame scritto per l’accesso alla professione (che si tiene all’hotel Ergife di Roma), si svolgeva con normali pc. Dopo la svolta che ha mandato in pensione le macchina per scrivere, utilizzate fino ad aprile. Il nuovo sistema elaborato dall’Ordine, infatti, consente a ciascun partecipante di utilizzare il proprio computer. Grazie a un programma (su un cd fornito al momento dell’esame), che azzera la memoria del pc e permette solo di scrivere, salvando su una penna usb, che ciascun candidato riceve insieme al cd. In pratica un elementare programma di videoscrittura che esclude qualsiasi aiuto per l’esaminando. Un sistema testato nella sessione precedente (la 95° con 197 partecipanti) e durante il corso di Fiuggi (di preparazione all’esame) senza alcun problema.

Al momento della consegna sono iniziati i problemi. Quando i primi candidati hanno terminato le loro prove e hanno portato le penne usb al banco della commissione per la stampa hanno fatto un’amara scoperta. La memoria portatile in diversi casi era vuota. Nessuna traccia dell’elaborato. Lavoro perso e tutto da rifare, visto che sul computer non era possibile recuperare nulla. Con i numerosi tecnici in sala impotenti.

La paura si è diffusa rapidamente. E a nulla sono valse le rassicurazioni dei commissari. Il rischio di perdere tutto il proprio lavoro ha avuto la meglio. Impossibile prevedere quante e quali fossero le penne usb difettose. Qualcuno ha alzato la voce, altri hanno lamentato piccoli malori. I più non sapevano cosa fare. E a quel punto la prova che doveva sancire un definitivo sorpasso tecnologico, si è risolta con il trionfo della cara vecchia penna. Come consigliato dalla commissione la maggior parte dei candidati ha dovuto ricopiare il proprio elaborato a mano. L’unica modalità possibile per salvare il proprio lavoro se al momento della stampa qualcosa fosse andato storto.

Operazioni che hanno prolungato non poco la durata complessiva della prova. Almeno la metà dei candidati, che non si rassegnavano a copiare a mano il proprio lavoro, si sono messi pazientemente in fila con il plotoncino di tecnici che scattava da un computer all’altro per tentare una procedura d’emergenza (non sempre efficace). Agli altri è toccato dopo quasi dieci ore di permanenza in sala, armarsi di tanta pazienza e ricopiare il proprio lavoro. Prima di conoscere il verdetto della stampante. Qualcuno alla fine ha dovuto consegnare il lavoro scritto a mano, alla maggior parte la stampa è andata bene. Per tutti il carico di tensione aggiuntiva è stato notevole. Quando l’ultimo candidato ha consegnato la prova erano ampiamente trascorse più di 12 ore dal momento del suo arrivo all’Ergife.