Quando l’ambiente fa notizia a Ecomondo a Rimini

A Ecomonodo a Rimini

Quale informazione verso l’economia low carbon? Comunicatori, blogger e giornalisti si confrontano a Rimini, Ecomondo – Social media area (D1), venerdì 9 novembre, ore 9.30 – 13.00. TWITTER #Ecomondo e #WES12

Open talk a cura di E-gazzette, Eco dalle città, .Eco, Ecoradio, Ferpi, Green me, Greenreport, Greenews.info, Greenstyle, Il Cambiamento, La Nuova Ecologia, Qualenergia, Qualenergia.it, Rinnovabili.it, Tecneko, Terra mensile, Vita, Zero Emission

Presentazione dell’open talk
Marco Fratoddi, Giuseppe Lanzi e i coordinatori dei gruppi

9.30
Introduce
Massimo Scalia
C’era una volta il giornalismo ambientale

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Santi blogger

L’annuncio dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l’elenco dei blogger, il wiki Un incontro di bloggers avrà luogo nel pomeriggio del 2 maggio prossimo. L’evento, organizzato dai Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali, ha come obiettivo quello di permettere un dialogo tra bloggers e rappresentanti della Chiesa, per condividere le esperienze di coloro … Leggi tutto

Huffington Post denunciato dai blogger

E se gli sfruttati dell’informazione in Italia facessero saltare il banco denunciando i loro aguzzini ?

Via Il Manifesto

Una class action contro il sito Huffington Post perhé sfrutta commercialmente i contributi grauiti di molti blogger. Secondo lo studio legale che ha presentato la class action il sito fondato da Arianna Huffington deve pagare una quota rilevante della somma (105 milioni di dollari) ricevuta con la vendita a Aol (305 milioni di dolalri) perché il suo valore commerciale era dovuto appunto ai contributi dei volontari che scrivevano gratuitamente sul sito. Immediata la reazione dei legali di Arianna Huffington: «i blogger hanno sempre usato gratuitamente la nostra piattaforma. Il valore del sito è dovuto però all’inziativa giornalistica di chi vi lavorava, a partire proprio da Arianna Huffington».

La class action è stata organizzata da Jonathan Tasini, il giornalista, scrittore e sindacalista che per molto tempo ha collaborato con l’Huffington Post, perché lo riteneva uno giornale on line che faceva leva proprio sulla condivisione e il lavoro collettivo di molte persone interessate a fornire informazioni su argomenti che non trovavano spazio sulla stampa «normale». Ma quando il sito è stato acquistato da Aol, Tasini ha subito cominciato un tam-tam in Rete per sostenere la tesi che il valore del sito era dovuto proprio a quel lavoro volontario. Da qui la richiesta di cedere una parte del ricavato della vendita a chi vi ha collaborato gratuitamente. Argomenti che hanno incontrato un diffuso consenso proprio nella cosiddetta blogsfera.

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I blogger di Arianna chiedono che gli sia saldato il conto

Via Lastampa.it “Hey Arianna, ti avanza qualche spicciolo?”. Circa cinquecento blogger dei tremila collaboratori non pagati (oltre a una novantina di redattori assunti) che scrivono per l’Huffington Post, il noto sito di news fondato da Arianna Huffington e appena ceduto al colosso American On Line per 315 milioni di dollari, hanno deciso che non ci … Leggi tutto

Il kit anticensura di Reporters sans frontières

Via Il Fatto Quotidiano

L’idea è venuta dopo gli arresti a raffica di blogger durante le proteste in Iran. Senza contare i dissidenti cinesi pedinati, perseguitati, incarcerati per aver mandato una mail di troppo. Cosi’ è nato il kit per navigare «sicuri» su Internet. E in maniera del tutto anonima. E’ la nuova iniziativa di Reporters sans frontières a disposizione di dissidenti politici, giornalisti e blogger in Paesi a rischio, dove la censura è sempre in agguato. Obiettivo: inviare articoli, dati, racconti in presa diretta senza essere intercettati.

L’organizzazione internazionale, nata a Parigi per difendere la libertà di informazione, ha messo a punto il kit, dal nome «rifugio anticensura», assieme a una società, Xerobank, specializzata in sicurezza informatica, che ha sede a Panama. Questa assiste già banche, imprese e ambasciate per fornire loro connessioni a prova di interferenze e di attacchi informatici. Il nuovo servizio sarà fornito gratuitamente, in collaborazione con Reporters sans frontières. «Operiamo nel campo commerciale, ma possiamo permetterci anche qualche attività filantropica – ha sottolineato Bruno Delpeuc’h, responsabile per l’Europa di Xerobank -. Molti di noi hanno un passato da militanti in qualche associazione. Abbiamo conservato uno spirito libertario».

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Un grande avvenire dietro le spalle

Il mitico Paul The Wine Guy, eletto blogger dell’anno alla Blogfest, ha salutato tutti, chiuso il blog e commentato. Che cosa pensi di questa blogosfera italiana? Non è un segreto, ne penso molto male, più che altro per le grandi aspettative disattese che riponevo nella blogosfera “professionale”. Se mi faccio una classifica mentale dei 10 … Leggi tutto

Negli Usa le regole sulla pubblicità valgono anche per i blogger

Dopo quasi trenta anni la Federal Trade Commission, l’ente americano incaricato della tutela dei consumatori, ha deciso di aggiornare il regolamento sulla pubblicità. Nella revisione del documento sono state introdotte nuove regole che riguardano ora anche i blogger, in modo che la loro testimonianza non diventi marketing truffaldino. La nuova guida federale pone attenzione a … Leggi tutto

I 10 paesi peggiori per essere blogger (e giornalisti)

Via Comitee to protect Journalism With a military government that severely restricts Internet access and imprisons people for years for posting critical material, Burma is the worst place in the world to be a blogger, the Committee to Protect Journalists says in a new report. CPJ’s “10 Worst Countries to be a Blogger” also identifies … Leggi tutto

Il mercato americano dei blogger

Via WSJ

In America today, there are almost as many people making their living as bloggers as there are lawyers. Already more Americans are making their primary income from posting their opinions than Americans working as computer programmers, firefighters or even bartenders.

Paid bloggers fit just about every definition of a microtrend: Their ranks have grown dramatically over the years, blogging is an important social and cultural movement that people care passionately about, and the number of people doing it for at least some income is approaching 1% of American adults.

The best studies we can find say we are a nation of over 20 million bloggers, with 1.7 million profiting from the work ,and 452,000 of those using blogging as their primary source of income. That’s almost 2 million Americans getting paid by the word, the post, or the click — whether on their site or someone else’s. And that’s nearly half a million of whom it can be said, as Bob Dylan did of Hurricane Carter: “It’s my work he’d say, I do it for pay.”

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Venice Sessions remix: i blogger non salveranno il mondo ma possono aiutarlo

Di ritorno da Venice Sessions frullano nella mente dei piccoli pensieri. L’esperienza è stata decisamente buona. Il pensatoio proposto da Telecom Italia si è dimostrato uno strumento utile e ben organizzato per pensare un po’ in maniera sensata al futuro. Ottima organizzazione, relatori mediamente di grande interesse, ogni tanto qualche scarica di sbadigli e stiracchiamenti, controbilanciati da momenti scoppiettanti. Ragionevole interazione a due vie fra gli spettatori decisamente non passivi degli eventi in corso.

Fra i presenti c’era anche un manipolo di blogger, tra cui l’indebito presente. Oddio, la categoria tassonomica di blogger è una forzatura di categorizzazione. L’essere blogger non è un mestiere, salvo per pochissimi: 2 o 3. E’ più decisamente un modo di pensare e di interagire con le cose del mondo: uno stile di vita di persone che nella vita divaccano facendo altro. Quasi volersi considerare dei piccoli Lifehacker esistenziali comntinui e recidivi. Certo che lavorare nella comunicazione aiuta il blogger: conosciamo pochi blogger noti che nella vita facciano gli odontoiatri o i tranvieri.

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Blogger for sale ? Il succo di un piccolo esperimento

PTWG ha fatto uno scherzone, ma anche un micro test proponendo un pay per post a 10 blogger prestigiosi: alcuni hanno detto ok, spesso denotando una certa dimestichezza con l’intrallazzo, altri invece sono stati a schiena dritta

Ho sempre criticato i mercenari della blogosfera senza giusta causa. La scientificità e il metodo statistico sono importanti. Quindi è partito l’esperimento, molto grezzo e certamente rifinibile: ho pescato 10 nomi di blogger tendenzialmente puri&crudi – estratti a caso tra quelli che hanno i numeri di cellulare pubblicati in Facebook.

Veramente a caso: 8 uomini, 2 donne. 4 mi stavano già simpatici, gli altri, uhm, no. Poi ho preso una SIM dal numero sacrificabile alla causa (a volte l’ho persino celato), un bel respiro e via. Ho chiamato dicendo di essere inguaiato per l’eventuale sponsorizzazione di un succo di frutta austriaco – dovendo distribuire in complessivo in tutta l’italica blogosfera una somma pari a 70mila Euro, somma spedibile in tot post scritti su commissione. Paradossalmente non è nemmeno una balla (eccetto che per il bene da promuovere).

Ovviamente davo la possibilità di specificare sul blog che si trattava di una marketta (ma anche no): e poi qualche chiaccherata1 chiacchierata in libertà. ”Quanto vuoi per scrivere un articolo sul succo di frutta?” Ho appositamente scelto un prodotto non tecnologico, di basso appeal, giusto per testare la disperazione totale-globale che poteva aleggiare nella blogopalla. Volevo dire che era alla prugna, ma mi pareva veramente troppo persino per me. Solo uno mi ha stupito per la sua integrità morale (in cuor mio pregavo che rifiutasse e così è stato): senza se e senza ma, irremovibile e senza zone d’ombra. Gli altri – diciamo – non son stati proprio così senza macchia e senza paura.

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