Quotidiani no-profit?

Via LSDI

Apparentemente, nel prossimo futuro vi saranno due tipologie di quotidiani no-profit: quelli che lo sono per scelta, e quelli che lo sono per forza. Da quando nel 2005 ho lasciato il Washington Post – dopo 25 anni in cui ho fatto anche parte del management – e, in particolar modo, da quando mi sono accostato al mondo del no-profit attraverso la New America Foundation e ho iniziato ad imparare gli aspetti manageriali e di raccolta fondi presso le organizzazioni no-profit, ho coltivato questa idea: il Post avrebbe potuto mantenere la vitalità necessaria a svolgere con successo il proprio ruolo di cane da guardia sul sistema costituzionale americano solo trasformandosi in un Fondazione no-profit e raccogliendo donazioni a supporto della redazione, come avviene per le università. Ora David Swensen, responsabile degli investimenti a Yale, e Michael Schmidt, analista finanziario, hanno avanzato una proposta simile.

La loro logica è la stessa che mi ha spinto verso questa idea. Quando qualche anno fa ho lasciato la redazione del Post, il costo totale delle operazioni di raccolta delle informazioni – stipendi, benefits e altre spese – era nell’ordine dei 120 milioni di dollari, una cifra modesta rispetto a quella del Times, che Swenson e Schmidt fissano sui 200 milioni. Ma era comunque più che sufficiente per mantenere un robusto staff investigativo costituito da più di una dozzina di reporter, redattori e ricercatori, e per supportare reportage ricchi e dettagliati su questioni di politica locale, nazionale ed estera. Avevamo circa trenta corrispondenti esteri in una ventina di uffici oltre ad ulteriori redattori a contratto all’estero.È stato molto doloroso vedere quotidiani come il Washington Post dare la buonuscita a dozzine di giornalisti talentuosi all’acme della loro professionalità mentre all’estero chiudevano gli uffici, così come intere sezioni del giornale.

Non per prendersela con ogni istituzione, ma come siamo finiti in una società in cui una struttura universitaria come il Williams College raccoglie (o raccoglieva, prima di settembre) donazioni che superano largamente il miliardo di dollari, mentre l’esistenza del Washington Post, la fonte del Watergate e di molte altre inchieste di giornalismo investigativo cruciali per lo stato di salute della repubblica, è a rischio?