I numeri della crisi verticale delle news old media

Via nuova Informazione

541 uscite per pensionamenti e prepensionamenti, di rado volontari e di rado incentivati. 103 colleghi coinvolti dalla cassa integrazione, fortunatamente spesso con rotazione, e 104 in contratto di solidarietà, ma tutti senza prospettive di pensione e a rischio di perdita del posto di lavoro. Giro un riassunto, preparato da Enrico Ferri, delle vertenze seguite dalla FNSI che si sono aperte quest’anno. Altre se ne erano aperte a fine 2008, come alla 7 e alla poligrafici, e fanno salire i numeri. A questo vanno aggiunti i numeri delle vertenze seguite dalle associazioni regionali senza l’intervento federale e quelli dei posti di lavoro persi alla spicciolata, dall’oggi al domani, in una infinità di aziende che hanno chiuso lasciando a casa uno o due giornalisti senza seguire alcuna procedura sindacale.
Guido

Duemilanove, un anno durissimo, l’intero settore editoria è in crisi, ad oggi una trentina di società editoriali hanno fatto ricorso alle leggi sugli ammortizzatori sociali per esodi “strutturali”, quindi definitivi. Il Dipartimento sindacale della Fnsi, insieme con i Comitati di Redazione, è impegnato ogni giorno su più tavoli di confronto in sede aziendale, Fieg e ministero del Lavoro, per ridurre le richieste contenute nei “piani di riorganizzazione in presenza di crisi”, avanzate dalle aziende. Nella stragrande maggioranza dei casi, l’esame dei bilanci e dei piani aziendali segnala un’assoluta carenza di progettualità sul “modello giornale” a fronte di una volontà precisa di scaricare costi sulla categoria e sullo Stato attraverso gli stati di crisi. La pesante contabilità della crisi ci dice che a fine novembre si sfiorava quota 600, tra prepensionamenti, cassa integrazione straordinaria, in deroga, e contratti di solidarietà.