Darwinismo digitale ipadiano

Giorgio Gianotto sull’evoluzione dei media (digitali)

Atteso, aspettato, bramato, desiderato, visto, stravisto, auscultato, osservato, sezionato, pure toccato, maledizione! E il tatto è la stazione di non ritorno della passione e del desiderio: fruscii, carezze e sfioramenti aprono possibilità non ancora dischiuse, un intrigante universo di eleganza unito a un cuore pulsante energia e durata. Una visione in trasparenza di mutazioni, trasferimenti, cambi di paradigma e varianze.

Leggerne, parlarne, comprenderne le potenzialità e immaginarne le possibilità è stato intrigante. Sfiorarne la superficie è stato ammaliante. Pesarne e valutarne i possibili modi d’uso ha permesso di annotare abitudini e forzature, e di tracciare future e nuove possibilità. Scriverne, più volte, da prospettive diverse e con intensità mutevoli, è servito per soppesare e decidere, ma ha impresso al presente un valore instabile, depotenziato.

“Dopo” sarà, “poi” si potrà davvero decidere, fare, pianificare e progettare. Collaborare per la creazione di nuovi prodotti, di nuovi modelli di business e di nuovi format visivi, informativi e collaborativi, nuovi futuri che – per una volta – invece di candidarsi a prolungamenti del presente saranno slanci in una nuova e mutevola sostanza affine a una forma che si è semplicemente appena disvelata. E allora non sarà più mulinare le abitudinarie e ormai stanche, asfittiche e stantie formule e ampolle del marketing, della comunicazione e del domani che ognuno vuol vendere per colmare l’assenza di un presente. Da quel momento in poi sarà possibile coltivare nuove idee, avendo le tecnologie per metterle in atto. Da allora in poi si potranno sperimentare, confrontando e confrontandosi, modelli plausibili di reale innovazione in un presente che potrà assorbire pezzi di futuro a brani, morsi, bocconi quotidiani.