Free-Press: un gruppo di giornalisti che cercano di cambiare le cose e mandare a casa le mummie dell’informazione piemontese

Dal sito di Free Press

Uno spettro del passato si aggira, ed è lo spettro del nostro Ordine professionale: un fantasma che si trascina in un rumore di catene, le nostre. Nostri i ceppi di una casta ordinistica che ha gestito un ordine professionale a livello locale come un giochetto di pochi, degli interessi di pochi. Nostri i ceppi di una credibilità dei giornalisti sempre più scarsa nella cittadinanza, di un mercato dell’informazione in Piemonte che si sta liquefacendo, dopo che per anni nessuno ha fatto niente per farlo crescere come una regione coma la nostra richiederebbe, Nostri i ceppi di di una professione fattasi sempre più precaria ed esclusiva, in cui giovani e meno giovani sono costretti ad arrancare.

E l’Ordine localmente che cosa fa? Nulla, lontano e a tratti ostile ci lascia soli in questa cattività. Un Ordine che sembra una curiosa combriccola che guarda melanconicamente al passato e pensa che il futuro non esista.
Per questo abbiamo deciso di metterci la faccia, il cuore e il cervello e l’impegno convinti che sia giunto il tempo di cambiare.
L’Ordine deve essere al servizio dei suoi iscritti e della società, deve mettersi in posizione di ascolto, deve essere aperto e trasparente, per confrontarsi all’esterno, ai lettori e ai cittadini che sono l’anima del nostro lavoro, rilanciando l’immagine di un giornalismo troppo spesso considerato – e non sempre a torto – una casta di servi.
Per questo abbiamo deciso di aprire un dibattito in Rete, nella vita reale, fra i giornalisti e fra i cittadini per costuire un gruppo aperto, per creare insieme un programma in vista delle elezioni dell’Ordine dei Giornalisti di metà maggio 2013 e per accompagnare alle elezioni i candidati che si evidenzieranno strada facendo.
La nostra casa non ha pareti. Cerchiamo persone che vogliano aiutarci, consigliarci, dibattere e – perché no – candidarsi con noi. Ma non ci fermeremo dopo le elezioni. Questo spazio, questo gruppo sarà un cantiere aperto, uno sportello per risposte e reclami, un laboratorio trasparente di idee. Saremo sempre e comunque uno spazio vigile e per verificare tutto quello che succede nell’Ordine senza sconti per nessuno.
Il nostro nome, Free Press, giornalisti in rete per il cambiamento vuole anzitutto essere un richiamo all’unità. Dobbiamo essere una rete, oltre che in rete, per parlarci, confrontarci, capire come la nostra professione può finalmente diventare realmente “nostra”. E perché sia nostra dobbiamo essere liberi: liberi di decidere come organizzarla, liberi di rivendicare diritti e paga agli editori, liberi di conoscere cosa viene deciso sulle nostre teste da una “casta” di privilegiati che impedisce un effettivo rinnovamento perché rinnovare – lo sanno – è sinonimo per loro di estinzione.
Diciamocelo, per troppo tempo le elezioni dell’Ordine non interessavano a nessuno, le si subiva come un male necessario. Si vedevano le solite facce, ci si tappava il naso. Ma questo senso di disagio – siamo convinti – non è nato per disamore verso la propria professione e i suoi destini, bensì per il senso di inutilità che un’istituzione come l’Ordine trasmette ai suoi iscritti.
Eppure qualche cosa l’Ordine dei giornalisti lo può fare per i giornalisti e la società italiana.

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