Speriamo tu possa rialzarti, già domani, e tornare a scrivere in quella tua prosa melensa, arruffona, furbesca, compiaciuta, arrogante ma soprattutto vuota, quell’insieme di testi benpensanti, facili, compiacenti e acchiappa-like.

Dal Gruppo BUC Buongiorno un Cazzo del 23 novembre 2018

Caro Massimo, come ben sai, siamo il gruppo di critica culturale che più ti è stato addosso negli anni. Affezionati lettori sì, ma anche feroci e costanti custodi dell’antica tradizione del controllo delle fonti, della censura stilistica, della decostruzione retorica. Insomma: di messa a ferro e fuoco di tutto quanto tu, i tuoi testi e i tuoi epigoni hanno rappresentato e, ahinoi, continuano a rappresentare per il nostro paese e la nostra lingua. Che ti sia chiaro: non smetteremo di stare addosso ai tuoi scritti.

Oggi però ti scriviamo per esprimerti vicinanza. In questi due giorni hai chiaramente ‘pestato un [omissis] ’. Succede a tutti, prima o poi. Generalmente è anzi un passaggio importante del diventare adulti e siamo convinti che così sarà per te. Ma più ancora del significato pedagogico di quanto ti sta accadendo, noi vogliamo tu sappia quanto umanamente ti siamo vicini. Ora tu stai provando cosa significhi essere per terra, abbattuto, le mani a proteggere la faccia, mentre migliaia di calci e sputi ti colpiscono in ogni dove. Colleghi, financo amici!, lettori fedeli, sostenitori… tutti ti stanno colpendo mentre sei a terra, quasi indifeso. Ora sei vittima. E dunque noi, che riconosciamo i processi di vittimizzazione, che sappiamo quanto accanirsi contro chi è debole, anche solo per due giorni, sia un gesto vile, esecrabile, ecco noi ti siamo vicini, Massimo.

Speriamo tu possa rialzarti, già domani, e tornare a scrivere in quella tua prosa melensa, arruffona, furbesca, compiaciuta, arrogante ma soprattutto vuota, quell’insieme di testi benpensanti, facili, compiacenti e acchiappa-like. E da domani noi saremo lì, ad aspettare il tuo duro lavoro quotidiano per dirti quanto sia pessimo, quanto abbia impestato l’aria del giornalismo e della saggistica italiani. Ma lo faremo sempre col rispetto e la durezza che immagino ci riconoscerai.

Perché noi avversiamo il gramellinismo culturale, non Massimo Gramellini, di cui, francamente, come disse un poeta emiliano, ‘importa ‘na sega’. Coraggio.