La Controstoria dell’annessione di Stampa in Repubblica

Lo Spiffero racconta interessanti retroscena della fusione a caldo StamPubblica

Sono in molti ad avere dei dubbi sul futuro della “Busiarda”, soprattutto da quando i dipendenti non giornalisti (poligrafici, amministrativi, addetti ai servizi come fattorini, sistemisti, operatori di telecomunicazioni) vengono chiamati dalla direzione del personale per passare alla Fca, alla ex Fiat, cioè a quel che è rimasto dopo la fuga all’estero.Il discorso è semplice: “Se passate a Fca salvate il posto perché da gennaio non garantiamo più l’occupazione: questo è l’ultimo treno”. E pare che in molti, poligrafici prima di tutti, siano già in Fca da una settimana: sono saliti in corsa sul convoglio senza troppa attenzione alle regole e ai vantaggi. Altri, timorosi, si stanno accodando.

I giornalisti, da anni ormai molto discreti nelle relazioni sindacali portate  avanti da un Comitato di redazione decisamente “responsabile”, osservano preoccupati anche un altro elemento che la dice lunga sul loro futuro: il trasloco della redazione torinese di Repubblica (affitto pare disdetto da dicembre) da via Buozzi 10 al palazzo di via Lugaro 15, che vedrà così gli ex concorrenti, ai tempi d’oro in lotta quotidiana, lavorare gomito a gomito per due giornali fratelli. Per salvare le apparenze si sta cercando di ricavare un ingresso riservato solo ai “profughi” torinesi del quotidiano fondato da Scalfari. Ma è più forma che sostanza. Intanto la pluralità dell’informazione va a farsi benedire.

Non basta perché sono in molti a chiedersi se sia un’operazione di fusione o piuttosto l’inizio dello smantellamento. Dice un redattore che ha vissuto tempi migliori nella sede, oggi rudere vuoto, di via Marenco 32: “E pensare che Elkann a Natale brindava e rideva soddisfatto del suo grande risultato. Eccola la fusione: ci stanno distruggendo pezzo per pezzo”.