Uccisa Anna Politkovskaja, la giornalista che Putin temeva

Giullietto Chiesa su La Stampa

L’assassinio di Anna Politkovskaja dice crudamente che il tempo della legge non è ancora arrivato a Mosca. E’ ancora guerra per bande, sicuramente non del tutto nuove, che tornano a mandare i sicari negli androni dei palazzi moscoviti – se si tratta dei meno abbienti – o agl’incroci delle grandi vie d’uscita dalla città verso le dacie lussuose immerse nei boschi tutto attorno, vigilate da alte mura di cemento, da telecamere sempre accese, da guardie del corpo numerose e bene armate. E’ toccato a un grande banchiere di stato poche settimane prima che alla giornalista Politkovskaja. Due assassini eccellenti, sicuramente diversi per movente e mandante, ma la logica è una sola.
Le questioni irrisolte si regolano privatamente a colpi di piombo. Per un banchiere servono raffiche di mitra, e non poche.
Per Anna sono bastati due colpi di pistola: il secondo a Mosca lo chiamano, in gergo tecnico, «kontrolnij», di controllo, per verificare che la vittima sia morta per davvero.

Da Articolo 21

L’edizione delle 18 di stasera di BBCWorld ha aperto con la notizia della morte di Anna. Ha riproposto la sua voce. Ha ricordato che il libro “La Russia di Putin” è stato sì pubblicato ma in lingua inglese. In patria Anna non ha trovato editori disposti a rischiare. Fino a quando durerà tutto questo?