La fortuna di scrivere in italiano

Di solito si dice che parlare e scrivere italiano è una sfortuna per la diffusione della Rete nel paese di Dante Alighieri. Ma forse non è neppure così una tragedia. In questi giorni ci sono proposte interessanti che richiedono analisi ma che richiedono di essere promosse e indirizzate.

Giuseppe Granieri parla su Apogeonline di come dovrebbe funzionare Technorati In effetti il modo di cercare nei blog del presunto leader di settore sta dimostrandosi carente. Ebbene noi in Italia abbiamo almeno “due technoratini”. Il più datato ma più completo Blogitalia che però dal 14 febbraio dovrebbe giocarsi un forte restiling e il più recente, più analitico, ma più ristretto Blogbabel. Due strumenti interessanti fatti da italiani per italiani che riescono nella utile impresa di monitorare umori, numeri e tendenza di una fotografia della blogosfera italica.

Technorati ha definito degli standard e i nostro technoratini possono controbuire a dare visibilità e senso alla blogosfera italica facendola crescere più velocemente di quanto la diffusione della Rete e della cultura di rete possa poter far sperare.

Da Torino rimbalza l’idea di Andrea Toso

Anche nel caso dell’iniziativa di Nòva il problema è sempre lo stesso, chi è il pubblico, chi legge Nòva? Sicuramente non il pubblico che dovrebbe imparare, che potrebbe diventare “massa critica”. … Beh, in poche parole, chi se la sente può fare da “evangelista” della Rete (non solo dei blog). … A turno, ci prendiamo la briga di pubblicare sul nostro blog personale un post (o podcast) con un titolo simile e con almeno una tag simile. Il tema dovrebbe essere “spiegare in poche parole un aspetto della rivoluzione digitale” con un linguaggio semplice e con esempi.

Idea ottima che sta avendo meritato successo e che potrebbe ridare ossigeno al mondo internet italiano, aumentanto con opportuni evangelizzatori la cultura della base. Sarebbe buono aggiungere una task force in grado di mettere alla berlina tutti quelli che potendo esprimersi con semplicità, usano paroloni o concetti complessi.