Un Vittorio imbufalito: Skyfo

Vittorio Bertola e i prodigi del CRM di Sky

La prima è stata in buona parte colpa mia: dopo aver provato a resettare il decoder un paio di volte (di solito togliere e rimettere la spina fa meraviglie) e controllato diligentemente tutte le connessioni, mi sono rassegnato a chiamare il servizio clienti, il quale è ovviamente raggiungibile solo mediante un numero 199 da 15 centesimi al minuto (perché loro ai clienti ci tengono, non li considerano mica limoni da spremere). O meglio, c’è anche – ben nascosto e solo per utenti registrati – un modulo web per contattarli via mail, per poi ricevere dopo due giorni una risposta che dice “Non siamo autorizzati a dare assistenza via mail, chiami l’199.”

Bene, chiamando l’199 risponde una gentile signorina che ti fa effettuare alcune lunghissime prove (e tu paghi) per poi farsi dire i codici d’errore, e concludere che c’è bisogno di sostituire il decoder. Essendo in attesa di disdirlo, ho deciso di lasciar perdere… è solo un paio di giorni dopo che, per caso, ho scoperto che durante le pulizie si era piegato l’allacciamento del cavo del segnale dentro la spina nel muro, non abbastanza da far smettere completamente il decoder di funzionare, ma abbastanza da confonderlo e farlo comportare come un ubriaco.

L’altra operazione è stata invece divertente come una corsa nei sacchi: difatti sul sito ci sono abbondanti istruzioni per richiedere qualsiasi opzione aggiuntiva, ma neanche una riga su come chiuderlo. Chiamo l’199 (ma come farò adesso, che non avrò più il fisso e ho il cellulare disabilitato ai numeri premium?), seleziono l’assistenza commerciale, risponde la signorina e dico: “Vorrei disdire l’abbonamento.” La signorina, senza dire nulla, mi riattacca bellamente in faccia: riparte la musichina d’attesa. Dopo dieci secondi, risponde un signorino; ridico la fatidica frase, e lui risponde deluso “Attenda”, e riattacca pure lui.