Un pezzo di mattinata all’ispettoria INPS

L’Italia che non vogliamo: un esempio concreto.

Il bloggante aveva un appuntamento all’ispettorato INPS torinese per verifcare delle discrepanze verifcate nei versamenti INPS relativi a un rapporto di lavoro del passato. Non si trattava di grossissime somme, ma il modo della “anomalia” e una questione di principio richiedevano una intervento alla verifica. E grazie all’ottimo servizio di rendicontazione on-line dell’inps queste erano spuntate.
Ecco il racconto di una oretta passata di fronte a un ispettore o presunto tale.

L’ispettore si è presentato con circa mezz’ora di ritardo nel suo ufficio, senza neanche chiedere lontanamente scusa.
Inizia l’esposizione delle difformità riscontrate munito di uno specchietto riassuntivo di imponibili irpef, contratti di lavoro, versamenti effettuati. I dati erano già stati esposti e riassunti di fronte a un altro funzionario Inps che aveva avallato le incongruenze e consigliato di rivolgersi all’ispettoria torinese.

L’ispetttore invece di aspettare, ascoltare e cercare di capire l’esposizione che aveva un filo logico ed era figlia di diverse verifiche fatte per non dire stupidate, continuava a interrompere il filo logico del discorso con interiezioni del tipo: “ma è sicuro”, “secodo me lei si confonde”, “ma non si tratta di altre cose”, “guardi che potrebbe essere diverso” e così via …

La pazienza ha richiesto a questo punto di cambiare approccio per passare da una spiegazione deduttiva a una induttiva ovvero “respiro profondamente e ricomincio da capo capovolgendo il discorso”. Lo stile di “ascolto” dell’ispettore, che aveva ora convocato anche un suo collega, forse per educarlo su come “trattare i cittadini”, è continuato anche nella seconda parte dell’esposizione, dimostrando un evidente disinteresse ad ascoltare, ma eventualmente a boicottare qualsiasi concetto. L’epilogo è poi stato “Aspetti, guardi che in effetti in ogni caso l’irregolarità eventuale sarebbe prescritta”. A quel punto la pazienza era finita. A parte che il suo precedente collega aveva sancito che quel tipo di irreoglaritòà non avevano prescrizione, ma lo stile del signore della scrivania era eccessivo.

Proposta del bloggante: “Allora facciamo così: le faccio una bella memoria scritta, la faccio leggere al mio avvocato e poi gliel consegno e se la legge con calma !”. Risposta del tipo: “Beato lei che ha degli avvocati che non le costano, per una cosa del genere non perda il suo denaro”. Risposta al volo: “Per favor, saranno affari miei di quanto pago o meno gli avvocati !”

Si evitano per decenza le frasi successive ….

Scendo al piano terreno per ritirare il documento e andarmene adirato (metafora). Escono in contemporanea anche i due “ispettori” dell’INPS. Il primo pensiero è stato di seguirli, ma temendo di vederli entrare in un bar per un caffè mattutino e incerto sulle capacità di mantenere lingua e arti in posizione standard, si è pensato di girare oltre.

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