La casta musicale

Prima delle vacanze natalizie il bloggante era rimasto sorpreso dall’aggressività e dalla insensatezza accidiosa e isterica dell’attacco di Uto Utghi verso Giovanni Allevi sulle pagine della Stampa.

«Le composizioni sono musicalmente risibili e questa modestia di risultati viene accompagnata da dichiarazioni che esaltano la presunta originalità dell’interprete. Se cita dei grandi pianisti del passato, lo fa per rimarcare che a differenza di loro lui è “anche” un compositore. Così offende le interpretazioni davvero grandi: lui è un nano in confronto a Horowitz, a Rubinstein. Ma anche rispetto a Modugno e a Mina. Questo deve essere chiaro».

Come definire la sua musica? «Un collage furbescamente messo insieme. Nulla di nuovo. Il suo successo è una conseguenza del trionfo del relativismo: la scienza del nulla, come ha scritto Claudio Magris. Ma non bisogna stancarsi di ricordare che Beethoven non è Zucchero e Zucchero non è Beethoven. Ma Zucchero ha una personalità molto più riconoscibile di quella di Allevi».

Giovanni Allevi ha risposto per le rime amplificando il malessere di fondo di una generazione che cerca di farsi largo nella musica classica ed evidentemente trova dei problemi

Secondo lei, io non sarei degno di essere ammesso in Conservatorio. In realtà vi ho trascorso i miei migliori anni preparandomi a diventare, con cura, impegno e passione, un compositore di musica contemporanea. Sono diplomato in Pianoforte con 10/10. Sono diplomato in Composizione col massimo dei voti. Ho pubblicato le mie partiture musicali. Sono un dottore in Filosofia, laureato con Lode e ho pubblicato i miei scritti. Il mondo della musica classica è malato. Lei è uno dei pochissimi che è riuscito a viverlo da protagonista, ma forse non immagina cosa vuol dire studiare anni e anni uno strumento musicale per arrivare, sì e no, a insegnare in una scuola privata.

E così, a spartirsi la torta del potere musicale sono in pochi, una casta, impegnata a perpetrare la propria concezione dell’arte e la propria esistenza. È una lobby di potere fatta di protettori e protetti, nascosti nelle stanze di palazzi per molti irraggiungibili. Dalla casta emerge sempre lo stesso monito: «La gente è ignorante, noi siamo i veri detentori della cultura».

7 commenti su “La casta musicale”

  1. Allevi è molto gonfiato e Uto ughi un mito della classica: che male c’e’ a dirgli di non esagerare ?

    • Nel caso specifico ci sono molte cose fuori posto:
      – Il Senato ha esagerato andando a invitare Allevi, che porello invitato che doveva fare dire no grazie ? Ergo Ughi doveva prendersela con il Senato per l’errore di valutazione
      – Invece Ughi ha scritto esagerando criticando anche il corso di studi di Allevi in maniera pesante e smisurata rispetto ai fatti: direi isterica.
      – Allevi risponde per le rime e non poteva fare diverso. Allevi fa una buona musica diciamo pop, se per ora ha altre ambizioni sta esagerando a prendersi sul serio. I problemi aperti su un certo tipo di casta musicale vanno analizzati con serietà

  2. Mi fa ridere come il termine populista “casta” venga buono anche per questo genere di cose, usato da uno che è diventato famoso solo grazie alla Major che ne ha pompato l’immagine: mai scelta terminologica fu più azzeccata considerato comunque il pubblico a cui si rivolge un musicista dell’apparenza come Allevi, un fenomeno montato solo perchè la velina di turno possa dire “anche io ascolto la classica”.

    Quando Uto Ughi dice che l’Italia è il paese delle apparenze si riferisce a questo, Allevi è ideale per chi non vuole approfondire, così come lo sono da sempre un sacco di altri cantanti pop usa e getta alla Britney Spears. In quest’ottica quello di Ughi sembrerebbe un attacco del tutto gratuito, ma se andate a pescarvi degli estratti su internet dal libro di Allevi vi accorgete che lui (o chi ha scritto i libri e le cartelle stampa per lui) gioca troppo a fare il genio, il messia, ecc : Uto Ughi gli ha solo ricordato che in realtà ne esistono altri mille meglio di lui, che lui senza il battage pubblicitario e le interviste in tv in cui ripete ossessivamente i suoi mantra pubblicitari (che per un anno ha mangiato solo pasta al tonno, che ripassa i concerti in piscina non avendo il pianoforte in giro, che quando ha fatto l’esame di ammissione in conservatorio gli hanno detto che era bhrams redivivo, ecc ecc) non è nessuno e io – per quello che può valere – sono perfettamente d’accordo con lui: per me è un fenomeno da baraccone.

    Il suo ufficio stampa comunque è titolatissimo a fare la replichetta sulla “casta”, ripeto, si adatta perfettamente al target.

  3. Hai un dizionario a casa? se vuoi usare un vocabolo coma “accidioso” dovresti almeno conoscerne il significato.
    Per quanto riguarda il bambino prodigio (quarantenne) della musica italiana, non esiste UN SOLO MUSICISTA – ove per musicista si intenda un tizio che abbia frequentato un conservatorio o abbia studiato un po’ di musica anche privatamente – che non lo consideri un fenomeno di marketing privo di qualsiasi talento.
    Un grazie sentito ad Uto Ughi (musicista criticabile, ma rispetto ad Allevi su un livello totalmente diverso) per aver rotto il muro dell’omaggio acritico che da anni ormai incensava questo soggetto (si veda ad es. l’intervista adorante di LILLI GRUBER, una volta giornalista d’assalto ed ora ridotta ad Alba Parietti dei poveri, durante la sua trasmissione su La7).

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