Il corpo del premier e altre cose

Era un tranquillo e freddo pomeriggio invernale quando il gesto sconsiderato di Massimo Tartaglia ha cambiato il percorso della giornata. Un souvenir lanciato con la violenza e la mira di un centroboa della pallanuoto ad un passo da Berlusconi ha fatto esplodere tensioni e dichiarazioni. Certo che il fatto che l’oggetto contundente fosse una riproduzione del duomo di Milano, fa pensare a una curiosa nemesi storica. Fa anche pensare il fatto che all’evento politico della giornata non avessero partecipato folle oceaniche, a ma un paio di migliaia di milanesi infreddolititi.

Che lo stile “venite tutti da me” creasse seri problemi nella security di Berlusconi se ne erano accorti molti. Che il clima stesse diventando sempre più teso da entrambe le parti si sentiva nell’aria. Il problema è che se da subito il gesto poteva pensarsi legato a una possibile strategia di gruppo, poi si è scoperto si trattasse dell’azione di una persona con seri problemi psichici, che però pare aver impersonato gli eccessi di un inconscio collettivo.

E la storia dell’ultimo secolo è piena di squilibrati che hanno cambiato il corso delle cose. Nel frattempo un Emilio Fede costernato e spaventavo scaricava le colpe sulla solita stampa di sinistra e soprattutto su Di Pietro eletto a capro espiatorio. Ora dopo aver letto il curriculum di Tartaglia molti hanno capito non fosse il caso di “colorare” l’evento e invece di consolarsi con lo scampato pericolo visto che l’aggessione poteva portare a ben altre conseguenze.

Un uomo che ha fatto della corporeità quasi infinita un simbolo del suo stile di vita, Berlusconi da oggi e suo malgrado dovrà imparare anche a convivere con le sue foto insanguinate, con la sua smorfia di dolore, con l’icona strappata e corrotta. Potrà servire a farlo riflettere o a radicalizzarlo sulle sue posizioni spesso ben oltre il borderline.

In ogni caso e nonostante non condividiamo quasi nulla nel suo modo di fare e di essere, per la prima volta siamo con te: buona guarigione e a presto Silvio B.