La lista nera delle aziende partecipate della Regione Piemonte

Via LaStampa.it

Serve un piano industriale per la valorizzazione delle partecipazioni anche tramite dismissioni, fusione o liquidazione di alcune di esse». La richiesta di Mariella Enoc, presidente di Confindustria Piemonte, è contenuta in un dossier consegnato alla giunta Cota che analizza cinque anni di conti di 26 società oggi controllate da Finpiemonte partecipazioni. I risultati? Ci sono 11 società che dal 2004 al 2009 hanno accumulato deficit su deficit (alcune con brevi intervalli di pareggio o di utile) e di queste ce ne sono sette che secondo Confindustria richiedono «una maggiore attenzione». La stessa attenzione che deve essere posta su Sito, la società che gestisce l’Interporto di Orbassano, che registra utili ma che necessita di una profonda revisione delle sua mission anche in seguito alla realizzazione della Torino-Lione.

Nel dossier di Confindustria si sottolinea come una delle criticità maggiori di questo sistema sia legata alla «modesta redditività del portafoglio partecipazioni». Il motivo? «Le scarse efficienze nella struttura organizzativa delle partecipate e un’inefficiente razionalizzazione dei servizi», spiega Paolo Ballistreri, segretario generale di Confindustria. Per cercare di capire che cosa è successo è necessario analizzare i risultati di bilancio di quelle sette società che potrebbero rientrare in un’ipotetica «black list».


Partiamo da Monterosa 2000 (partecipata al 61% dalla comunità montana della Valsesia e per il 31,5 da Finpiemonte). Il suo scopo è promuovere e valorizzare l’attività turistico-ricettiva in Valsesia, ma per farlo ha accumulato in cinque anni un reddito netto negativo di 6,3 milioni, anche se nel 2009 ha dimezzato il risultato negativo del 2008.
Un discorso analogo vale per Villa Gualino spa, la storica residenza sulla collina di Torino, gestita da una società mista tra Finpiemonte e Camera commercio di Torino, che in cinque anni accumula solo segni negativi fino a una cifra complessiva di 5,2 milioni, ma con una buona performance nel 2009, che riduce a un quarto il deficit del 2008: meno 554 mila euro contro gli oltre 2 milioni.
Nel campo della formazione le perplessità di Confindustria si concentrano su Città Studi di Biella spa. In questo caso non sono disponibili i dati dei bilanci 2008 e 2009, ma nei quattro anni precedenti si è arrivati a un reddito netto negativo di 5,8 milioni.

Poi c’è il capitolo di Torino Nuova Economia, la società nata per valorizzare le aree dismesse dalla Fiat a Mirafiori, che solo per gli anni 2006-2007 registra un segno meno superiore al milione. Qualche preoccupazione c’è anche per la società Sviluppo Investimenti territorio, nata dalla fusione di Soprin e Sinatec, che sul bilancio 2009 segna un risultato negativo di 546 mila euro.
E poi c’è il settore della logistica, dove serve una riflessione più ampia, ma dove c’è una società – Cim, che gestisce l’interporto di Novara – che segna meno 5,5 milioni di euro in sei anni con una parentesi di più 3 milioni nel 2006. Da chiarire anche il futuro di Slala, la fondazione nata per programmare sul territorio alessandrino lo sviluppo del retro-porto di Genova.In sei anni d’attività l’intero comparto formato da otto società ha registrato una perdita complessiva di 14,4 milioni. Le criticità maggiori, secondo il dossier di Confindustria, sono rappresentate da Monterosa 2000 e da Villa Gualino Spa, che registrano perdite superiori ai 6 e ai 5 milioni.

In rosso anche Expo Piemonte spa, complessivamente per circa 1 milione e Villa Melano (meno 410 mila euro). Fingranda spa, dopo i primi due anni positivi, ha iniziato a collezionare segni negativi: 621 mila euro in tutto. L’Agenzia di Pollenzo, invece, a partire dal 2005 ha iniziato a registrare piccoli attivi fino ai 48 mila del 2009 che fanno scendere il risultato negativo di sei anni a 760 mila euro. Più contenuta, 89 mila euro, la situazione negativa per la società Canavese sviluppo spa. Chiude con un segno più la società La Tuno srl: 6 mila euro. Nel dossier di Confindustria Piemonte il settore risulta aver accumulato un risultato negativo in sei anni di 1,8 milioni, ma il dato deriva dalla differenza delle perdite della Città Studi di Biella, che superano di poco i 5,8 milioni (mancano i dati dei bilanci del 2008 e del 2009), e degli utili di Icarus, che sfiorano i 4 milioni.