Le colpe degli operai

Furio Colombo sul Fatto Quotidiano

Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, deve avere visto le immagini televisive dei tre operai Fiat, Barozzino, Lamorte, Pignatelli che fanno passare le ore sul piazzale assolato e vuoto della fabbrica proibita, ci ha pensato, e ha detto: “C’è da augurarsi che la politica italiana non lasci solo il capo del Lingotto”. Evidentemente Capezzone era scosso dalla risposta immediata e chiara del capo dello Stato sul reclamo di dignità dei tre operai che non possono rientrare in fabbrica nonostante una sentenza.

Era turbato dalla ferma solidarietà dei vescovi, che non dovrebbero immischiarsi in beghe sindacali. Certo, un po’ lo avranno consolato le parole di Emma Marcegaglia che, con Cesare Geronzi al suo fianco (dunque il meglio del meglio dell’Italia) ha detto ai fervidi ragazzi di Comunione e Liberazione di Rimini: “Oggi bastano due persone per fermare un’intera produzione. Serve un cambiamento forte o sarà il declino”. Gli autori del declino erano sempre là, a Melfi, con le magliette blu dell’uniforme. Tre uomini spinti fuori, sotto il sole, per otto ore al giorno. La preghiera di Capezzone però non è restata inascoltata. Si è fatta avanti Mariastella Gelmini e ha detto “Marchionne è il più bravo di tutti”. Probabile che Marchionne comparirà, vita e opere, nelle tracce dei temi di maturità del prossimo anno.

Dopo un po’ di esitazione si è fatta avanti la sinistra. Prima Chiamparino che, da sindaco di Torino e da candidato del centrodestra del Pd – fa il tifo per Marchionne (strano, però; lo fa, quando la Fiat va in Serbia e lo fa mentre gli operai torinesi sono rimasti cauti, zitti e umiliati a Mirafiori). Poi Pietro Ichino, per spiegare che Napolitano, in realtà, è dalla parte di Marchionne, non dei tre operai in maglietta blu, soli sul piazzale vuoto. Sentite: “Prendere posizione sulla questione del piano Fiat è ciò che il messaggio del capo dello Stato sottolinea: rispetto degli standard dell’occidente industrializzato”.

Gli risponde sullo stesso giornale, lo stesso giorno (Il Corriere della Sera, 26 agosto) il vice direttore Massimo Mucchetti: “I lavoratori tedeschi partecipano alle decisioni strategiche; negli Usa i sindacati sono entrati nel Board per tutelare le azioni ricevute”. Ma “per fortuna Marchionne c’è”. A Rimini, fra ciellini giovani e festanti, dice queste frasi nette e incoerenti: “Accetto l’invito di Napolitano. Non si possono difendere atti di sabotaggio. La dignità non è esclusiva di tre persone”. Non sarà esclusiva, ma i tre in maglietta blu restano ad aspettare nel piazzale vuoto di Melfi. Il saggio ministro Tremonti offre loro il pensiero del giorno: “Se tutti vogliono diritti perfetti nella fabbrica ideale, si rischia che la fabbrica ideale va da un’altra parte”. Giusto. Il mondo è pieno di schiavi.