Tre argomenti di Torino di cui si parla poco

Diego Novelli su Nuova Società

Prima ancora di far sapere come intendono debba essere la Torino del 2020 (fatto tutt’altro che trascurabile) coloro che si accingono a candidarsi alla direzione della città dovrebbero dire pubblicamente come pensano di affrontare tre questioni che consideriamo prioritarie rispetto al futuribile e cioè, bilancio, piano regolatore, città Metropolitana.


1. Pochi sanno che Torino è la città più indebitata d’Italia con un passivo di oltre cinque miliardi di euro compresi i debiti con le società controllate (Amiat, GGT, ex Iride) nonchè il residuo dei cosiddetti “derivati”. In base al numero degli abitanti ogni cittadino torinese di ogni età (da zero a x anni) ha sulla testa un debito di 5.250 euro.

2. Il Piano Regolatore vigente è stato impostato a metà degli anni ottanta da una giunta centrista ed è stato approvato nel 1993 da un’amministrazione di centro sinistra.
La cultura urbanistica che ha ispirato questo piano è stata fortemente condizionata dai poteri forti della città, in primo luogo dal collegio dei costruttori.
Ciò non bastasse nell’arco di pochi lustri sono state adottate oltre duecento varianti peggiorative per consentire maggiori volumetrie, tanto che uno dei due autori del piano (Professor Cagnardi) in più occasioni ha ricusato la paternità del Piano così ridotto.

3. Realizzazione della Città Metropolitana (prevista dall’art. 114 della Costituzione) rappresenta l’unico strumento possibile per realizzare due importanti obiettivi: la pianificazione di tutti i servizi di area vasta (mobilità, grande viabilità, distribuzione, logistica, rifiuti, risorse idriche ed energetiche, promozione e valorizzazione del territorio, accoglienza dei flussi immigratori, servizi a banda larga) coinvolgendo i comuni dell’intera area responsabilizzando attraverso la compartecipazione agli atti decisionali.
Colmare il grave deficit democratico oggi esistente tra istituzioni e i cittadini.