Azienda globale, giornali locali

Il Fatto Quotidiano via Dagospia

È il sito Dagospia a fare due più due: la richiesta sarebbe una lettera firmata da John Elkann, presidente di Fiat, e da Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli, due dei membri forti del patto di sindacato che governa la Rcs, per lamentarsi degli articoli di Mucchetti, uno dei critici più severi delle promesse di Marchionne, di certo il più severo tra quelli che lavorano nei giornali di cui il Lingotto è azionista.

La notizia viene rilanciata anche da Lettera43.it? , ma i verbi al condizionale restano tanti. Sabato la storia esce dal web, se ne occupa Paolo Panerai, editore del gruppo Class, in un lungo editoriale sul suo giornale, Milano Finanza (considerato, negli schieramenti semplificati del potere finanziario all’italiana, vicino all’area di Cesare Geronzi). La Fiat continua a tacere. Nessuna smentita. E fonti vicine al presidente John Elkann al Fatto non confermano l’esistenza della lettera ma neppure smentiscono i malumori per quello che scrive Mucchetti.

Possibile che la Fiat globale, con la testa più a Detroit che a Torino, sia così sensibile a quello che scrive il Corriere della Sera? Quando Elkann ha presentato la separazione tra auto e camion, ora quotati in Borsa da soli con Fiat Industrial, ha commentato che le partecipazioni editoriali “non vanno di certo in Fiat Industrial in quanto sinergie tra mondo editoriale e quello dei veicoli industriali è difficile da trovarne”.

Corollario inevitabile: invece le sinergie ci sono eccome con il settore delle automobili, più legato alla politica e sensibile ai rapporti con l’opinione pubblica. C’è chi dice che nel comunicato diffuso sabato dopo i risultati di Mirafiori, l’amministratore delegato Sergio Marchionne si riferiva più al Corriere che alla Fiom quando parlava di critiche “ingiuste e spesso frustranti”.

Essendo però la nuova Fiat globale, Elkann siede anche nei consigli di amministrazione di Le Monde e dell’Economist, oltre che in quello della Rcs Quotidiani. E il Lingotto, così attento a limare il costo del lavoro nei suoi stabilimenti italiani, si tiene in portafoglio un investimento come quello nella Rcs il cui valore, a prezzi di Borsa, dal 2007 al 2011 si è ridotto di tre quarti. La quota del 10,29 per cento della Fiat a bilancio vale 131 milioni di euro, sul mercato meno di 75.
Giovanni Bazoli e Cesare Geronzi

Il direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli nell’immediato ha reagito a questi malumori affidando proprio a Mucchetti l’editoriale conclusivo della lunga campagna elettorale prima del referendum a Mirafiori: “Più lavoro e più democrazia”. Una mossa che non deve essere stata particolarmente apprezzata a Torino.

Complice il clima politico e le possibili elezioni, le tensioni tra gli azionisti rischiano di diventare un grosso problema per De Bortoli che deve compensare pressioni opposte dei soci della Rcs. Gli esegeti di via Solferino sostengono che la Fiat si è stancata di essere, tra i soci, quello su cui De Bortoli esercita più spesso la sua autonomia. E quindi Elkann, che è il secondo azionista dopo Mediobanca con il 10,29 per cento, sarebbe pronto a passare all’attacco. Il progetto neanche troppo segreto pare sia quello di portare in via Solferino Mario Calabresi, che al momento dirige La Stampa e che, nonostante abbia perso il 7,7 per cento delle copie tra 2009 e 2010 (dati Ads) continua a godere della stima dell’editore.

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