Leonardo da Vinci, Il Naviglio di Ivrea e Villareggia

Nel 2019 anno dedicato a Leonardo da Vinci a 500 anni dalla sua morte anche a Villareggia abbiamo qualcosa che ricorda di genio toscano. Nel territorio di Villareggia transita per un lungo tratto il Naviglio di Ivrea, un canale che porta le acque della Dora Baltea da Ivrea alle risaie del vercellese gettandosi nel Sesia.

Il Naviglio nasce dalla Dora Baltea nel centro storico di Ivrea per proseguire verso sud-est, costeggiare la morena di Masino, passare dietro la collina di Villareggia, costeggiando la Dora verso Mazzè, poche decine di metri più in alto. In corrispondenza della frazione Rocca di Villareggia si allontana dalla Dora puntando verso nord-est portando la sua acqua alle risaie incrociando prima il canale Depretis e poi il canale Cavour fino a San Germano Vercellese e poi Vercelli terminando il suo corso nel fiume Sesia.

E proprio alla Rocca entra in gioco Leonardo da Vinci perchè per molti storici secondo il Codice Atlantico, il progetto del Naviglio di Ivrea è da attribuire a Leonardo Da Vinci.

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La progettazione della derivazione del naviglio di Ivrea la si vuole attribuire a Leonardo da Vinci. Lo storico Francesco Carandini nella sua “Vecchia Ivrea” riporta infatti che nel “Codice Atlantico” di Leonardo, riprodotto e pubblicato dall'”Accademia dei Lincei” (Biblioteca Ambrosiana di Milano) con la trascrizione critica del testo da parte del professor Giovanni Piumato, al foglio (211 V/2) esiste un disegno di Leonardo rappresentante un’opera di derivazione di acque con un ponte canale a tre archi, e le tre note seguenti, scritte come egli usava alla rovescia, in modo che si possano leggere soltanto con l’uso dello specchio. “NA.VI.LIO DIN.VREA. FACTO. DA FIUME. DELLA DOIRA. MONTAGNI. D’INVREA. NELLA. SUA PARTE. SILUAGIA. PRODUCE. DI. VERSO TRAMONTANA IL GRAN PESO DELLA BARCA CHE PASSA PER IL FIUME SOSTENUTO DALL’ARCHO DEL PONTE NON CRESCIE PESO AESSO PONTE PERCHE’ LA BARCHA PESA DIPUTO QUATE E IL PESO DELL’ACQUA CHETTAL BARCHA CHACCIA DEL SUO SITO” La disserzione tra i due storici, il Carandini ed il Solari, rispetto alla interpretazione esatta della frase “Facto da fiume della Doira” sta’ nell’interpretazione che il primo vede progetto e relativo disegno e lo interpreta come naviglio derivato dal fiume Dora, mentre il secondo lo traduce come: progetto riportato sul “Codice Atlantico” ed eseguito dall’artista prevedendone l’attuazione sulle rive della Dora, il che potrebbe dar credito all’ipotesi sostenute da alcuni anziani abitanti della Rocca di Villareggia che in base a testimonianze tramandate di generazione in generazione, attribuiscono a Leonardo la realizzazione dello scaricatore della Maddalena, effettivamente molto prossimo al corso della Dora, in cui riversa le proprie acque dopo un salto di alcuni metri. L’intervento di Leonardo quindi sarebbe stato necessario e risolutivo, stando a tali affermazioni, per dissabbiare il naviglio e permettere la defluenza idrica. Altro progettista della derivazione del naviglio fu senza dubbio Carlo dei conti di Castellamonte. Troviamo tale testimonianza nell’opera di Antonio Benvenuti, storico di Ivrea, il quale scrisse che nel 1563, rottisi per inondazione i margini del canale, questi si rese inservibile e quasi privo d’acqua, ciò sino al 1616, anno in cui, per ordine di Carlo Emanuele I, su disegno del signor Carlo di Castellamonte “si rifece come al presente” (ciò fu scritto alla fine del 1700). Il naviglio non ricominciò a funzionare se non molto tempo più tardi.